Democratizzare la filantropia sostenendo organizzazioni ad alto impatto

La testimonianza di Mari Kuraishi, Leap Ambassador e Presidente di GlobalGiving, piattaforma di crowdfunding che dal 2002 ha movimentato oltre $258 milioni a favore di organizzazioni del settore sociale

Democratizzare la filantropia sostenendo organizzazioni ad alto impatto

GlobalGiving è una community di crowdfunding che mette in connessione non profit, donatori e imprese in quasi ogni Paese del mondo. Dal 2002 questa piattaforma ha movimentato oltre $258 milioni a favore di organizzazioni del settore sociale, supportandole affinché potenzino la loro capacity, si impegnino ad apprendere su base continuativa e lavorino per aumentare il loro impatto.

Abbiamo approfondito quest’approccio che cerca di premiare le cosiddette learning organizations con Mari Kuraishi, cofondatrice e presidente di GlobalGiving e Leap Ambassador.

 

Cominciamo presentando il modello di GlobalGiving. Con quali motivazioni avete creato questa piattaforma e come operate?

Abbiamo fondato GlobalGiving a fine 2001: dopo molti anni passati a lavorare in cooperazione internazionale con un approccio prettamente top-down presso la World Bank, abbiamo compreso che, se vuoi davvero supportare lo sviluppo delle comunità, a volte è meglio identificare organizzazioni non profit efficaci con grandi leader piuttosto che imporre dall’alto cosa fare.

Così ci siamo guardati intorno: volevamo offrire alle persone l’opportunità di trovare, su una sola piattaforma, realtà ad alto impatto, verificate, e facilitare l’atto della donazione. Così è nata GlobalGiving. Nel 2002 abbiamo cominciato a lavorare con multinazionali, come Hewlett-Packard e VISA, che hanno una forza lavoro globale e vogliono dare ai dipendenti la possibilità di donare in tutti I Paesi. Ora le imprese rappresentano una parte fondamentale della nostra donor base e il loro giving – a seconda degli anni – rappresenta fino al 50% del nostro intero lavoro. Lungo il nostro cammino siamo stati sostenuti anche da fondazioni ­– come la Hewlett e Packard Foundation – e da filantropi come Jeff Skoll e Pierre Omydiar.

Il nostro modello prevede la verifica di organizzazioni in tutto il mondo: al momento sono circa 3000 da 165 Paesi, e l’anno scorso abbiamo veicolato circa $41 milioni sia a sostegno di organizzazioni che di specifiche iniziative. Con il terremoto nel Centro Italia abbiamo avviato anche il supporto verso non profit del Bel Paese, e ne cerchiamo continuamente di nuove dato che siamo ben rappresentati in molte aree del mondo ma non altrettanto in Europa Occidentale.

“Volevamo offrire alle persone l’opportunità di trovare, su una sola piattaforma, organizzazioni non profit ad alto impatto di cui potessero fidarsi per sostenerle con le loro donazioni”

 

Le piattaforme di crowdfunding sono oggi molto numerose. Quali sono i pilastri chiave di GlobalGiving e come lavorate per sostenere le organizzazioni più performanti che s’impegnano a creare impatto sociale?

Lavoriamo continuamente su un sistema, in vigore per ciascuna delle nostre 3000 organizzazioni, che chiamiamo il “cruscotto dell’efficacia”. Il concetto è che molti donatori non vanno oltre la prima pagina quando cercano un progetto da sostenere: le persone si muovono sempre più velocemente, non guardano a tutte le informazioni.

Per questo noi li aiutiamo, mostrando le realtà che lavorano meglio per dimostrare il proprio impatto. Cerchiamo di far sì che le organizzazioni impegnate all’efficacia e alla creazione di cambiamento possano ottenere più fondi. In sostanza, conduciamo una due diligence rigorosa ex-ante per ammettere nuove realtà in GlobalGiving; dopo di che, su base continuativa, mettiamo a disposizione un kit di strumenti per vedere chi si dedica a migliorarsi giorno dopo giorno. Le organizzazioni che s’impegnano di più ottengono più punti, e il totale dei punti ottenuti determina la posizione in cui si appare sul sito: maggiore il tuo punteggio, più in alto comparirai nelle ricerche – un fattore che aumenta notevolmente le tue probabilità di ottenere risorse.

Non imponiamo nulla: puoi ottenere punti se sviluppi una Theory of Change; se migliori i tuoi registri finanziari; se raccogli meglio il feedback dei beneficiari finali. È come un menu da cui l’organizzazione può scegliere, che include gli strumenti di cui dotarsi: la logica è che se migliori ciò che fai sul terreno, lavorando sui driver per te più importanti, aumenti al contempo le possibilità di avere maggiori entrate. L’anno scorso grazie a questo meccanismo abbiamo trasferito $8,1 milioni in più alle organizzazioni più performanti.

“Preferiamo che le organizzazioni investano tempo per dimostrare la crescita del loro impegno, del loro impatto, della loro comprensione delle pratiche più efficaci – piuttosto che per scegliere l’immagine più adatta a catturare l’attenzione degli utenti”

Le piattaforme commerciali di crowdfunding sono molte, ma credo che il nostro punto di forza sia l’ammontare di tempo che dedichiamo a ragionare sull’impatto, un pilastro fondamentale del nostro lavoro. Inoltre, siamo una delle poche organizzazioni negli Stati Uniti che verificano organizzazioni non USA: al momento quest’ultime rappresentano oltre il 50% del nostro portafoglio.

 

Spesso tendiamo a focalizzarci sulla filantropia nei Paesi occidentali, ma grazie al vostro approccio globale avrete una visione privilegiata su molte altre aree del mondo…

Credo che la Cina stia esprimendo una grande crescita filantropica, con l’emersione di molti High Net Worth Individuals che vogliono dedicare tempo e risorse alla creazione di impatto sociale. L’ecosistema normativo per quanto riguarda filantropia e ONP è in fortissimo mutamento – e questo rende la situazione un pò confusa – ma l’interesse per il Paese è chiaro: basti considerare il movimento di attori come la Gates Foundation che si sta indirizzando molto verso il sud-est asiatico per trovare nuovi signatari per il Giving Pledge. È ancora difficile comprendere come funzionerà a regime il nuovo sistema regolatorio, al momento si tratta di un ecosistema incerto per nuovi filantropi che vogliono attivarsi, ma sicuramente c’è interesse e un elevatissimo potenziale.

Anche l’India sta cambiando molto rapidamente, e il recente requisito normativo che impone alle imprese di allocare parte dei loro profitti in attività filantropiche sta fortemente contribuendo a potenziare la cultura del dono. A livello individuale le persone sono ancora molto legate alla donazione per fini religiosi, ma direi che stanno cominciando ad allargare i propri orizzonti, a guardare a opportunità slegate dalla fede, e a chiedersi se ciò che supportano stia o meno creando un reale impatto sociale.

“In sostanza i Paesi in cui la filantropia sta cambiando sono quelli in cui si registrano mutamenti nel wealth. Le economie che stanno crescendo a ritmi più elevati sono quelle che stanno dimostrando le evoluzioni filantropiche più interessanti”

 

Per maggiori informazioni: https://www.globalgiving.org

 

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