La Conrad N. Hilton Foundation: sinergia tra valori famigliari e filantropia strategica. L’intervista a Edmund J. Cain, Vice President Grant Programs

Con un volume di erogazioni annuale di oltre $109 milioni e con il lancio nel 1996 del maggiore premio umanitario al mondo, l’approccio filantropico della Hilton Foundation risponde al motto del fondatore: “Think Big. Act Big. Dream Big.”

La Conrad N. Hilton Foundation: sinergia tra valori famigliari e filantropia strategica. L’intervista a Edmund J. Cain, Vice President Grant Programs

La Conrad N. Hilton Foundation è stata creata nel 1944 da Conrad Hilton, creatore della catena Hilton Hotels. La storia della Fondazione procede in parallelo all’impegno della famiglia Hilton nel generare impatto per l’umanità – a partire dalla costituzione del modello da parte di Conrad Hilton, passando per il suo lascito nel 1979, fino ad arrivare alla decisione del figlio Barron nel 2007 di donare il 97% della propria fortuna stimata a $2.3 miliardi – a un trust non profit che sosterrà la Fondazione.

La Hilton Foundation si focalizza su sei iniziative strategiche e cinque programmi principali. Dalla sua costituzione ha erogato oltre $1,5 miliardi, con oltre $109 milioni donati in USA e all’estero nel 2016.

Nel 2008 il Board della Fondazione ha deciso di adottare un approccio filantropico più strategico – una decisione che si è riflessa, ad esempio, nella scelta di erogare grant pluriennali, sostenere la crescita dei beneficiari anche con supporto non monetario, e nella definizione di metriche di impatto. Abbiamo incontrato Edmund J.Cain, Vice President Grant Programs alla Independent Sector Conference in Washington nel 2016: nell’intervista approfondiamo l’evoluzione del modello della Hilton Foundation, un percorso affascinante in cui si è sempre rispettato un equilibrio tra la spinta all’innovazione e professionalizzazione per accrescere l’impatto generato e la necessità di mantenere al centro i valori filantropici della famiglia.

 

Nel 2008 la Fondazione ha scelto di evolvere verso un approccio di grantmaking più strategico. Questo è evidente nel “2014 Grantee Perception Report” che evidenzia donazioni più importanti e pluriennali (con un valore mediano di $750.000 per 3 anni) e un supporto olistico ai grantees che va oltre il contributo economico. Quali sono i traguardi di cui siete più fieri e le sfide che si prospettano nel futuro della Fondazione?

Si può in buona sostanza suddividere in tre fasi l’evoluzione delle nostre erogazioni a partire dal 1944. Un primo periodo con la leadership di Conrad Hilton. Una seconda fase, diciamo una Hilton Foundation 2.0, sotto la guida di Don Hubbs che, seguendo il motto di Conrad “Pensare in grande, agire in grande” ha portato all’affermazione di consistenti grant pluriennali a favore di poche organizzazioni a noi care, come Perkins School for the Blind, il Carter Center e World Vision.

Nel 2008, spinti da un’accresciuta consapevolezza – sia interna che nel settore – di quanto la filantropia strategica possa aumentare le chance di creare impatto sociale, l’allora Presidente e CEO Steven M. Hilton favorì il passaggio del nostro grantmaking verso un approccio 3.0. In sintesi, il modello si fonda su una dettagliata analisi di contesto nell’ambito di un particolare settore di interesse per il Board in modo da evidenziare i bisogni negletti. Le focus area da cui partiamo si basano sui valori della famiglia e sul testamento del nostro fondatore. Una volta identificate le aree di maggior bisogno, lavoriamo sullo sviluppo dei nostri obiettivi di impatto: questo include la definizione di meccanismi e di metriche di misurazione per guidare il decision making e le iniziative dei nostri partner. Questo processo si traduce operativamente nel nostro framework MEL (Monitoring, Evaluation and Learning).

 

“Nel 2008, spinti da un’accresciuta consapevolezza di quanto la filantropia strategica possa aumentare le chance di creare impatto sociale, Steven M. Hilton favorì il passaggio del grantmaking della Hilton Foundation verso un approccio 3.0”

 

Qual è l’approccio della Fondazione alla misurazione dell’impatto sociale e come vengono selezionate le organizzazioni beneficiarie per garantire un uso efficace delle vostre risorse?

Come anticipato, uno dei pilastri del nostro approccio strategico è il modello MEL su cui si fondano le nostre iniziative strategiche. Ovviamente siamo consapevoli che non possiamo pensare di agire da soli, vista la magnitudine delle sfide sociali su cui ci attiviamo: cerchiamo sempre di capire come collaborare con altri che operano nel nostro stesso ambito, guardando agli attori sia pubblici che privati. Per comprendere la nostra efficacia e apprendere, coinvolgiamo sempre un valutatore esterno che possa misurare se e quanto il programma stia creando l’impatto sociale che ci aspettiamo in base al MEL, e condividiamo esternamente queste valutazioni: nella nostra ottica il MEL è anche uno strumento utile a far crescere il settore attraverso le evidenze che raccogliamo.

 

“Coinvolgiamo sempre un valutatore esterno che possa misurare se e quanto il programma stia creando l’impatto sociale che ci aspettiamo e condividiamo esternamente queste valutazioni”

 

Una domanda sul motore propulsivo della Conrad N. Hilton Foundation: una famiglia di filantropi. La Fondazione ha stabilito che la maggioranza dei Consiglieri sia sempre composta da discendenti diretti di Conrad Hilton, una decisione che evidenzia la volontà di mantenere la famiglia come punto focale e di portare avanti i suoi valori in maniera fortemente coinvolta. Come si è evoluto il coinvolgimento della famiglia nella Fondazione in questi anni?

L’approccio della famiglia è molto mutato dal 1944. In realtà, Conrad considerava le persone con cui lavorava come familiari, per cui i primi Board era composti in grand parte di membri executive di Hilton Hotel. Nel tempo, il Board si è evoluto e nel 2005 si è deciso formalmente che la Fondazione avrebbe dovuto essere di famiglia – con undici consiglieri, di cui sei Hilton. Abbiamo scelto volutamente di mantenere cinque consiglieri esterni che apportano competenza, conoscenza e prospettiva in ambiti come l’educazione, la salute, l’economia per preservare i valori di Conrad – di cui il Board è custode – ma portandoli avanti nell’ottica di una strategia d’impatto.

 

“Abbiamo scelto volutamente di mantenere cinque consiglieri esterni che apportano competenza, conoscenza specifica e prospettiva”

 

In questi ultimi anni stiamo assistendo a un fenomeno di crescente collaborazione tra filantropi, privati o enti erogatori, che uniscono le proprie risorse per generare impatto in partnership. Qual è l’approccio della Hilton Foundation, anche alla luce del vostro raggio d’azione globale e del crescente approccio strategico?

Sotto la leadership del nostro nuovo CEO Peter Laugharn abbiamo riarticolato il nostro approccio filantropico, che include non solo l’attività di grantmaking ma anche le aree dei Program Related Investments, dell’advocacy, e dello sviluppo di un network: ragionare in partnership è una parte fondamentale del nostro modus operandi e del nostro DNA. Non si può essere così arroganti da pensare di poter fare tutto da soli, senza lavorare con altri player impegnati nelle stesse aree. Per favorire la collaborazione è fondamentale allinearsi con partner e stakeholder definendo un set comune di obiettivi per coordinare aspettative e azioni – quindi è fondamentale adottare indicatori di impattto per monitorare i progressi.

 

Quando ci siamo incontrati alla Independent Sector Conference in Washington, ha illustrato come i Sustainable Development Goals possono essere un parametro di riferimento per le fondazioni su cui basare obiettivi ed erogazioni. Quali sono i benefici principali per i funders? Ritiene che possano aiutare ad avvicinare diverse tipologie di attori alla ricerca di un cambiamento trasformativo?

La Fondazione vede il valore del framework SDG come un framework su cui basare la ricerca e definizione delle partnership. Tutto il nostro lavoro, a livello domestico e internazionale, fa riferimento agli SDG – ad esempio le iniziative per la salute dei bambini (Young Children Affected by HIV and AIDS Strategic Initiative), a sostegno di adolescenti (Foster Youth Strategic Initiative and Substance Use Prevention Strategic Initiative), o contro la povertà (Chronic Homelessness Strategic Initiative). Gli SDG permettono di portare avanti i nostri obiettivi con un maggiore focus all’interno delle nostre iniziative strategiche. L’Obiettivo 6, che pone come condizione di successo l’accesso sostenibile a risorse idriche entro il 2030, ne è un perfetto esempio: alla luce del nostro supporto, da oltre 25 anni, per la disponibilità di acqua pulita, definire il nostro lavoro all’interno di questo Goal è stata una scelta immediata.

Incoraggiamo tutti i nostri partner a definire il proprio lavoro all’interno del framework degli SDG: in questo modo aumenta fortemente la possibilità di collaborare con successo, aumentando l’accountability verso il Board e ovviamente nei confronti delle persone che vogliamo aiutare.

 

“Tutto il nostro lavoro, a livello domestico e internazionale, fa riferimento agli SDG. Incoraggiamo tutti i nostri partner a definire il proprio lavoro all’interno del framework degli SDG: in questo modo aumenta fortemente la possibilità di collaborare con successo, aumentando l’accountability verso il Board e ovviamente nei confronti delle persone che vogliamo aiutare”

 

Il Conrad N. Hilton Humanitarian Prize è il maggiore premio umanitario al mondo. Oltre all’entità economica ($2 milioni), un ulteriore elemento di unicità si ritrova nella natura del Premio, che si rivolge a organizzazioni piuttosto che a individui. Può darci qualche ulteriore informazione e possibili consigli per altri filantropi che siano intenzionati ad avviare una pratica di questo tipo?

L’Hilton Humanitarian Prize mira a celebrare organizzazioni che operano in ambito umanitario e per lo sviluppo sostenibile, contribuendo a rendere il mondo un posto più sicuro, pacifico ed equo. Il processo di valutazione non è affidato direttamente alla Fondazione ma bensì a una giuria che include sia figure di spicco a livello globale che membri del Board. L’obiettivo è far crescere le organizzazioni premiate grazie a un grant non vincolato di $2 milioni ma anche grazie alla qualifica di Hilton Prize Laureate (21 al momento), riconoscimento che aumenta la possibilità di un effetto leva, aumentando le opportunità di ricevere supporto da altri funders.

Infatti, il premio comprende anche una cerimonia seguita da un simposio, che consente di approfondire le sfide umanitarie più pressanti del nostro tempo – che si tratti dell’emergenza migranti o del cambiamento climatico – da cui nascono riflessioni e soluzioni che condividiamo con il nostro network. L’organizzazione vincitrice del Premio ha quindi l’opportunità di condividere la propria mission con una audience di funders molto sensibili ai temi in oggetto.

Se devo scegliere un consiglio da dare ad altri filantropi che stiano valutando di includere un premio nella propria strategia, credo che sarebbe quello di non renderlo un processo troppo complesso per i partecipanti. Se sai già che avrai un solo vincitore, e oltre 200 organizzazioni candidate, le fasi di proposta e due diligence non devono distrarre la non profit dal lavoro – fondamentale – che sta svolgendo. Partecipare a un premio non deve allontanare le risorse dalla mission dell’organizzazione.

 

Per ulteriori informazioni: www.hiltonfoundation.org

 

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