Imprese per l’impatto sociale: la strategia della Kering Foundation per combattere la violenza sulle donne

Nell'intervista con Céline Bonnaire, Executive Director della Kering Corporate Foundation, discutiamo un modello filantropico capace di allineare business e impatto sociale e evidenziamo gli obiettivi della Fondazione in Italia e all'estero

Imprese per l’impatto sociale: la strategia della Kering Foundation per combattere la violenza sulle donne

La Kering Corporate Foundation costituisce il braccio filantropico di Kering, gruppo del lusso globale che riunisce brand come Gucci, Bottega Veneta, Alexander McQueen e Balenciaga.

Nel 2008, il Gruppo ha deciso di ristrutturare la propria strategia filantropica costituendo la Fondazione che opera per porre fine alla violenza sulle donne, in via prioritaria attraverso partnership di lungo periodo con realtà non profit, in particolare imprese sociali, e implementando campagne di awareness sul tema.

Abbiamo esaminato l’approccio della Fondazione, risultati e obiettivi futuri in Italia e a livello globale in un’intervista con Céline Bonnaire, Executive Director della Kering Corporate Foundation.

 

Qual è il modello strategico della Kering Corporate Foundation e come siete giunti alla definizione della vostra mission e del target prioritario?

La Fondazione è stata creata nel 2008 con l’obiettivo di combattere la violenza sulle donne, sotto l’impulso del nostro Presidente e CEO François-Henri Pinault che voleva che il Gruppo fosse attivo in una causa sociale significativa in cui potessimo creare un reale valore aggiunto. Il tema della violenza tocca a livello mondiale una donna su tre nel corso della propria vita: inoltre, le donne rappresentano il 60% della forza lavoro di Kering e l’80% dei suoi clienti. Quindi, oltre a una rilevanza cruciale a livello sociale, si trattava di una causa a noi estremamente vicina.

La violenza sulle donne rappresenta ancora un grande tabù, e lo era ancora di più dieci anni fa: poche grandi organizzazioni – e ancora meno aziende – si focalizzavano su questo tema. La nostra convinzione era che, attraverso la visibilità e la notorietà dei nostri marchi, potessimo realmente accendere un riflettore su questo problema, aumentando la consapevolezza e supportando organizzazioni che aiutassero le donne vittime di abusi. Oggi la maggior parte delle aziende è attiva su una causa sociale, ma noi abbiamo deciso di concentrarci su un’area in cui potessimo avere un impatto, sia attraverso la Fondazione, sia con le attività a livello corporate dato che Kering è attivo a livello globale per l’empowerment delle donne: l’iniziativa Women in motion, lanciata nel 2015 in partnership con il Festival de Cannes, per promuovere il ruolo delle donne nell’industria cinematografica è solo un esempio.

 

“Il nostro CEO voleva che il Gruppo si attivasse su una causa significativa in cui potessimo creare un reale valore aggiunto”

 

Quale approccio avete scelto come Fondazione e in che modalità sostenere gli imprenditori sociali, tra i principali target delle vostre iniziative? 

Abbiamo deciso di focalizzarci per aumentare l’impatto dei nostri beneficiari finali: ci siamo concentrati su tre aree geografiche principali  (Americhe, Europa Occidentale, e Asia –principalmente in Cina al momento), vale a dire quelli in cui sono presenti dipendenti del Gruppo, dato che siamo soliti coinvolgerli e perché riusciamo ad avere una miglior conoscenza e comprensione del contesto locale. Oltre al criterio geografico, siamo attivi in tre modalità principali:

  1. Sostegno a ONG locali che forniscono servizi a donne vittime di violenza
  2. Iniziative dirette per aumentare la consapevolezza sul tema della violenza contro le donne
  3. Social Entrepreneurs Awards: riteniamo che l’imprenditoria sciale sia una strada innovativa per trovare modelli sostenibili. Alcune tematiche hanno e avranno bisogno di donatori e di supporto dal welfare state ma è interessante quando possibile seguire approcci economici capaci di proporre nuove modalità per risolvere problematiche sociali.

Gli imprenditori sociali normalmente prendono in prestito il linguaggio del settore sociale, come da loro mission, ma ragionano anche in ottica di business. Per noi rappresentano il punto di incontro ideale tra impresa e non profit. Ogni volta che sosteniamo un’impresa sociale, investiamo tempo per discutere e valutare i suoi bisogni in termini di sviluppo e competenze. In questo modo possiamo identificare la persona più adatta tra i dipendenti del Gruppo che possa fare da mentore e condividere la propria area di esperienza.

 

“Gli imprenditori sociali rappresentano per noi il punto di incontro ideale tra impresa e non profit”

 

Come si posiziona il modello della Kering Corporate Foundation nel disegno del Gruppo Kering di corporate citizenship in termini, ad esempio, di coinvolgimento dei dipendenti? 

Il nostro impegno di empowerment delle donne è un disegno globale e il coinvolgimento dei dipendenti ha ricoperto un ruolo importante anche prima della creazione della Fondazione.

Tre anni fa, è stato lanciato il Kering Volunteering Program offrendo a ogni dipendente due modalità di ingaggio: in primis, il “permesso di solidarietà”, una missione di due settimane sul campo per sostenere parter non profit selezionati per cui la Kering Foundation copre tutti i costi (più il 50% delle spese di viaggio). Il Gruppo inoltre copre da due a quattro giorni addizionali che il dipendente può aggiungere al permesso.

La seconda possibilità riguarda il lavoro pro-bono, condividendo le proprie competenze per aumentare la capacity dei nostri partner non profit, su base locale, con un periodo di 6 giorni coperto dal Gruppo.

 

Quali sono le iniziative chiave implementate dalla Fondazione e i principali risultati raggiunti?  

Credo che il primo grande risultato consista nell’approccio che siamo riusciti a implementare che prevede partnership di lungo periodo e ci permette di avviare una relazione collaborativa, in cui periodicamente discutiamo le aree di bisogno e ricerchiamo soluzioni insieme al nostro grantee. A mio avviso si tratta della modalità ideale per lavorare con una ONG.

Una delle iniziative di cui sono più fiera riguarda il training sulla violenza domestica che abbiamo avviato per i dipendenti. Tutto è nato guardando i dati: in Francia una donna su dieci soffre di abusi domestici, in Italia una su tre, nel Regno Unito una su quattro. Ciò significa che con tutta probabilità ci sono donne tra i nostri dipendenti che sono vittime di questo genere di violenza. Abbiamo ritenuto che fosse nostra responsabilità costruire un ambiente lavorativo di supporto, in modo che se una nostra dipendente avesse voluto rivelare una condizione difficile avremmo avuto la giusta mentalità per ascoltare, comprendere e fornire aiuto mettendola in contatto con la giusta organizzazione. In Italia per esempio nel 2013 abbiamo collaborato con Donne in Rete contro la Violenza (DIRE) per realizzare workshop per i nostri dipendenti in modo che fossero in grado di identificare casi di violenza domestica e rispondere nel modo più appropriato. Sulla scia dell’esperienza in Francia con la Fédération Nationale Solidarité Femmes (FNSF), questo training è stato riproposto anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

 

“Credo che il primo grande risultato consista nell’approccio che siamo riusciti a implementare che prevede partnership di lungo periodo e ci permette di avviare una relazione collaborativa. A mio avviso si tratta della modalità ideale per lavorare con una ONG”

 

Quali sono i prossimi passi per la Kering Corporate Foundation e quale ruolo ha l’Italia nel piano complessivo? 

L’Italia è uno dei tre Paesi chiave in Europa, insieme a Francia e Regno Unito, e sono tanti i dipendenti italiani nei nostri brand. Recentemente abbiamo lanciato il nostro annuale Social Entrepreneurship Award, per la prima volta anche in Italia, lavorando a livello internazionale con il network MakeSense. Stiamo per chiudere la call for proposal (deadline per le application: 30 settembre): al termine selezioneremo in ogni Paese un imprenditore sociale che riceverà supporto finanziario, mentoring da un nostro dipendente, e un programma di accelerazione di sei mesi da MakeSense.

Inoltre, a fine novembre in occasione dell’“International Day for the Elimination of Violence against Women”, terremo l’annuale White Ribbon For Women Campaign: l’anno scorso abbiamo distribuito 230.000 badge e adesivi a clienti e dipendenti e lanciato una campagna online che ha raggiunto 1,1 miliardi di visualizzazioni nel mondo.  Stiamo lavorando alla nuova campagna che quest’anno si rivolgerà alla Generazione Z, per favorire un’evoluzione culturale nelle generazioni più giovani.

Infine, continueremo a portare avanti le nostre iniziative globali: in Italia stiamo cercando un progetto adatto che preveda soluzioni innovative per affrontare il problema delle donne rifugiate vittime di violenza. Al momento stiamo valutando progetti in quest’area: abbiamo già sviluppato iniziative analoghe all’estero e crediamo che sia un’area fondamentale per l’Italia che, sempre più, sta diventando un Paese di destinazione e non solo di passaggio. Confidiamo di trovare il giusto partner entro la fine dell’anno.

 

Scopri di più e vieni a incontrare la Kering Foundation al Lang Philanthropy Day 2017

 

Per ulteriori informazioni http://www.keringfoundation.org/

 

 

 

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