V Lang Philanthropy Day – Misurare l’impatto sociale della filantropia si può

Presentato oggi il primo studio in Italia sul risparmio per la collettività generato da un centro aiuto per minori e famiglie in condizioni di disagio

V Lang Philanthropy Day – Misurare l’impatto sociale della filantropia si può

Il giro d’affari complessivo del Terzo Settore in Italia è stimato attorno ai 65-70 miliardi di euro. Se solo si riuscisse a migliorare l’efficienza del 10% – obiettivo ragionevole in qualsiasi organizzazione – potrebbero essere disponibili 7 miliardi di euro in più ogni anno: un importo equivalente a circa due punti di IVA, a un terzo dell’ultima manovra finanziaria, che si renderebbe disponibile senza chiedere uno sforzo ai contribuenti (Fondazione Lang Italia).

Per questo la filantropia intesa come sostegno ad attività socialmente utili attraverso l’erogazione di risorse monetarie deve diventare sempre più strategica e tendere a modelli di intervento capaci di produrre un ritorno misurabile sia a livello sociale che economico attraverso professionalità qualificate, innovazione e partnership.

In Italia però solo l’8% delle Fondazioni dichiara di avere una metodologia per valutare l’impatto sociale generato dai propri interventi filantropici mentre il 56% delle ONG adotta una Theory of Change (ToC), innovativo approccio metodologico per raggiungere i propri obiettivi strategici. Il 23% di queste lo fa proprio per impostare un sistema di valutazione dell’impatto.

Eppure si tratta di un ambito in cui le organizzazioni non profit dovranno necessariamente rafforzarsi, come previsto dalla legge per la riforma del Terzo Settore, che richiede a tutti gli enti senza scopo di lucro – secondo modalità ancora da definire – di dar conto del proprio impatto sociale.

La valutazione dell’impatto sociale è stato uno dei temi centrali del V Lang Philanthropy Day che si è svolto oggi a Palazzo Clerici di Milano. L’evento, che ha chiamato a partecipare alcune tra le maggiori realtà filantropiche italiane e del mondo, è stato realizzato da Fondazione Lang Italia anche grazie al sostegno del Main Sponsor UBI Banca e dello studio legale internazionale White&Case, con il patrocinio di Fondazione Cariplo. 

Nel corso della giornata, in particolare, è stato presentato il primo studio in Italia in grado di dimostrare quanto i servizi nell’ambito dell’accoglienza e della cura dei minori in condizioni di disagio incidano positivamente in termini di risparmio per la collettività. La misurazione è stata effettuata da Fondazione Lang Italia sull’operato di CAF Onlus – Centro Aiuto Minori e Famiglie. L’analisi, che ha utilizzato l’indicatore SROI – Social Return On Investment, stima che ogni euro investito dall’Associazione per svolgere i suoi principali servizi abbia generato un valore di 3,1 euro in termini di risparmio per la collettività.

Il risparmio stimato è calcolato tenendo in considerazione diverse voci di spesa che, grazie all’operato di CAF Onlus, non graveranno più sulle casse dei Comuni e dello Stato. Tra queste, ad esempio, i costi per le cure sanitarie dovute a maltrattamenti, i costi scolastici straordinari e di accoglienza in comunità e quelli per gli interventi dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e per l’attivazione dei Tribunali. 

Dal Lang Philanthropy Day di oggi è inoltre emerso che fare rete a tutti i livelli diventa una priorità per le organizzazioni filantropiche, dalla pianificazione all’operatività fino all’ambito fiscale.

Proprio rispetto a questo settore il segretario generale di Fondazione Lang Italia Lucia Martina ha annunciato: “Abbiamo scelto questa giornata particolarmente significativa per comunicare a un pubblico di oltre duecento Fondazioni italiane e internazionali la nascita di Fondazione Lang Europe Onlus, da oggi unico membro italiano del network Trasnational Giving Europe. Il suo ruolo sarà quello di supportare i donatori e le non profit del nostro Paese nelle attività di giving transnazionale. Agevolerà infatti i donatori italiani nel percorso di individuazione e selezione di progetti di utilità sociale, garantendone il buon esito, e faciliterà le organizzazioni non profit italiane che individuano potenziali donatori in uno dei paesi membri nel ricevere donazioni, senza dover aprire sedi all’estero o avviare particolari procedure burocratiche”.

Il Transnational Giving Europe (TGE) è il network europeo che consente ai donatori residenti in uno dei 19 stati membri di poter effettuare donazioni volte a sostenere progetti sociali negli altri stati membri godendo dei benefici fiscali previsti dai loro Paesi di residenza. Del TGE fanno parte alcune tra le più prestigiose Fondazioni come la King Baudouin Foundation in Belgio, la Fondation de France e la Charities Aid Foundation nel Regno Unito. Nel 2016 il network ha supportato progetti di utilità sociale per un valore di oltre 6 milioni di euro attraverso 5.000 donazioni a favore di 334 organizzazioni non profit. Al TGE è aderiscono oggi organizzazioni in Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ungheria.

 

V Lang Philanthropy Day – sessione plenaria

Ad aprire i lavori della giornata è stato il presidente di Fondazione Lang Italia Tiziano Tazzi, che parlando dell’evoluzione del Terzo Settore ha espresso il proprio ottimismo sulla convergenza tra profit e non-profit. Tesi rafforzata dalla recente attribuzione del Nobel per l’Economia al Prof. Richard Thaler, che con i principi dell’economia comportamentale spiega come le decisioni in un sistema economico derivino non solo dalla valutazione razionale del proprio interesse, ma anche dalla comprensione del rapporto umano con gli altri.  

A seguire Shuichi Ohno, Presidente della giapponese Sasakawa Peace Foundation, una delle maggiori fondazioni dell’Asia. Ohno in particolare ha annunciato la costituzione dell’Asian Women Impact Fund, un nuovo fondo di impact investing da 100 milioni di dollari a favore dell’imprenditoria femminile.“Ci consideriamo una Strategic Philanthropy Organization- afferma Ohno. “Da Fondazione erogativa, inoltre, stiamo per trasformarci in organizzazione che non solo fornisce risorse economiche ma che può offrire servizi di incubazione di impresa, consulenza manageriale e assistenza tecnica”. 

È poi intervenuto Edmund J. Cain, Vice president & Grant Programs della Conrad N. Hilton Foundation, nella top ten delle principali fondazioni erogative di famiglia negli Stati Uniti, che ha concentrato l’attenzione sul ruolo che la filantropia può e deve avere nello sforzo di collaborazione necessario per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals – SDGs) entro il 2030. “Una chiamata universale all’azione per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare che tutte le persone vivano in pace e prosperità – afferma Cain -. Per questo oggi siamo qui, perché attraverso una maggiore collaborazione, possiamo favorire l’efficacia e l’efficienza di un intero settore”.

In rappresentanza dell’Italia è intervenuto Massimo Lodi, Direttore Generale UBI Trustee S.A. Gruppo UBI Banca – Italia, che ha analizzato le potenziali convergenze del welfare pubblico e privato in Italia concentrandosi in particolare sullo strumento del Trust per gestire finalità filantropiche. A margine dell’incontro è intervenuto anche Vincenzo Algeri, Responsabile dell’Area UBI Comunità di UBI Banca: “Le sfide della filantropia strategica e consapevole interpellano oggi una pluralità di attori oltre al ‘classico’ filantropo che in passato agiva da solo, supportato da sentimenti di empatia verso il prossimo, inevitabilmente senza avere una pianificazione o la necessità di una valutazione di impatto. Nella fase attuale, in cui assistiamo da un lato al contrarsi delle risorse pubbliche per il welfare state e dall’altro a un fiorire di iniziative corroborate da sempre più forti capacità gestionali nelle aziende, nelle banche e nelle fondazioni, è necessario per questi soggetti, consapevoli e motivati, fare sistema e affrontare in modo nuovo problemi che si presentano oggi in modo diverso rispetto a un passato anche recente. Per ottenere questo risultato occorre un cambio di mentalità che valorizzi la messa in comune di conoscenze e competenze per consolidare un approccio che definiamo ‘multi stakeholders’, in cui cioè interlocutori diversi possano cooperare in maniera continuativa e non settoriale per ottenere risultati più solidi. Con UBI Comunità abbiamo sperimentato in molte occasioni che questo approccio è premiante, e che nella realizzazione di progetti condivisi, la sinergia è sempre maggiore della somma delle azioni dei singoli partner”.

La sessione plenaria si è infine conclusa con l’intervento dell’imprenditore olandese Robert Boogaard, fondatore della Jazi Foundation e motore del movimento Effective Giving, una “learning community” di Fondazioni nei Paesi Bassi. Boogard si è concentrato sulla necessità di unire efficienza ed efficacia nel concetto di filantropia strategica, in grado di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e l’impatto sociale generato: “Avere le risorse per migliorare significativamente la vita di un gran numero di persone – afferma Boogaard – può essere una responsabilità pesante come un grande privilegio. Prendere sul serio la massimizzazione del nostro impatto, imparando a donare in modo efficace, è un dovere che abbiamo nei confronti di noi stessi e di tutti coloro che potenzialmente possiamo aiutare”.

 

Working session

La giornata è proseguita con le sei working session parallele di approfondimento sui diversi driver della filantropia.

1ª sessione – Venture Philanthropy

Rispettivamente dalla Svizzera e dal Belgio, sono intervenuti Fabio Segura, Director International Programs della Jacobs Foundation, e Priscilla Boiardi, Knowledge Centre Director della European Venture Philanthropy Association portando testimonianze concrete su modalità di sostegno a cause sociali che vadano oltre la sola donazione. “Occorre un cambio di mentalità tra i finanziatori afferma Segura . Lo scopo è mobilitare risorse consistenti e utilizzare strumenti complementari (filantropia, impact investing, lobbying) al fine di produrre un cambiamento sistemico per i beneficiari finali. Attraverso l’esperienza pionieristica che abbiamo fatto in Costa d’Avorio, abbiamo rilevato un maggiore impatto sociale per la comunità attraverso programmi multi-stakeholder e partnership win-win con soggetti diversi come fondazioni, non profit, governi e imprese su un obiettivo di cambiamento sociale attraverso”.

 

2ª sessione – Theory of Change

Della ToC, modello emergente che le organizzazioni adottano per programmare le attività e raggiungere i propri obiettivi strategici, hanno parlato Tris Lumley, Director of Innovation & Development di New Philanthropy Capital proveniente dal Regno Unito e Andrea Curreri, Senior Program Manager della Good Shepherd International Foundation.

In particolare Lumley ha illustrato come la ToC possa essere utilizzata per allineare le operazioni quotidiane di un’organizzazione con la sua strategia globale, al fine di rendere più perfomanti le sue azioni, aumentare l’efficienza interna, definire partnership e porre le basi per la misurazione dell’impatto. “Nessuno pensa che un’impresa possa avere successo senza una strategia afferma Lumley tuttavia molte organizzazioni non profit operano senza una vera strategia mirata a generare l’impatto sociale auspicato. Una teoria del cambiamento non è altro che una strategia finalizzata alla creazione di valore sociale. Senza una strategia c’è il pericolo che un’organizzazione possa avere successo solo per caso, ma a volte può addirittura creare un danno senza rendersene conto”.

 

3ª sessione – Corporate philanthropy

La strategicità del giving di un’impresa non solo come occasione di restituzione al territorio ma come opportunità di sviluppo e di creazione di valore per l’impresa stessa e per la comunità è il tema intorno a cui si sono confrontati la francese Céline Bonnaire, Executive Director Fondation Kering, il belga Ludwig Forrest, Philanthropy Advisor King Baudouin Foundation.

La sessione ha visto anche il lancio da parte di Virginia Antonini Corporate Social Responsibility Manager di Reale Mutua Assicurazioni – di Reale Foundation, fondazione corporate di Reale Group in cui confluiranno ogni anno le erogazioni liberali volte a sostenere iniziative a favore delle collettività. Tre le aree di intervento prioritarie: prevenzione delle malattie croniche; inclusione e sviluppo socio-economico dei giovani; resilienza delle comunità alle catastrofi naturali.

A livello globale le imprese sono sempre più orientate all’impegno in percorsi di intervento a favore della comunità coerenti e strategici con gli obiettivi aziendali. In questo segno si colloca la case history della Fondation Kering, braccio filantropico dell’omonimo gruppo globale del lusso, che sostiene progetti volti a combattere la violenza sulle donne in Italia e nel mondo. “In un contesto globale in cui i diritti delle donne sono sotto minaccia e dove i finanziamenti sono spesso tagliati spiega Bonnaire la nostra ambizione è quella di promuovere la collaborazione tra diversi soggetti complementari tra loro”.

 

4ª sessione – Governance delle iniziative filantropiche

Qualunque sia l’obiettivo con cui una famiglia, un’impresa o una fondazione si avvicina alla filantropia, una governance professionale è fondamentale per sviluppare iniziative impattanti.

La 4ª sessione ha messo a fuoco gli strumenti da adottare per creare una maggiore professionalità nel settore e definire una governance più efficace.

Tra i relatori, oltre a Iacopo Canino, Partner White & Case LLP, è intervenuto François Geinoz, presidente della Profonds, organizzazione “ombrello” che riunisce le principali Fondazioni svizzere.

Quest’ultimo ha presentato uno spaccato sullo scenario delle fondazioni in Svizzera, dove sono numerosissimi e in forte aumento gli enti filantropici, anche grazie a un quadro legale aperto e liberale. Una buona governance, ben calibrataevidenzia Geinoz, aiuta a raggiungere con più efficacia le finalità delle iniziative filantropiche. Con regolarità ogni fondazione o associazione deve far lo sforzo di migliorare la propria governance.

Per quanto riguarda la governance delle fondazioni d’erogazione una recente indagine su 201 amministratori condotta dall’Università di Padova mostra che il 65% dei rispondenti conosce e ha applicato le determinanti della filantropia strategica. In particolare, l’utilizzo di metodologie manageriali (quali l’individuazione di project leader e la misurazione dei principali impatti) si associa a un maggiore utilizzo (+ 14%) di progetti complessi. La dimensione strategica della fondazione risulta statisticamente collegata alla formalizzazione di piani pluriennali in grado di allineare risorse, obiettivi e risultati (66%).
La filantropia strategica presenta, inoltre, un coefficiente d’impatto positivo sulla percezione delle prestazioni sociali delle fondazioni (63%). Le attività che gli amministratori compiono con maggiore frequenza per aggiungere valore alla propria fondazione sono: raccontare la propria fondazione all’esterno (91%); affiancare il presidente nella creazione di reti d’intervento (87%); discutere e analizzare successi e fallimenti sociali (84%); supportare la partecipazione civile e l’associazionismo (81%) e analizzare il feedback dei beneficiari (80%). In sintesi, la costruzione di reti e l’affiancamento dei migliori beneficiari con attività di capacity building sono funzioni di governo rilevanti e da gestire localmente; la convivenza tra diverse fondazioni favorisce, infatti, diversi stili di patronage al servizio degli operatori del Terzo Settore che con idee, competenze e progetti possono rivolgersi alle diverse fondazioni alla ricerca del giusto partner finanziario e operativo.

 

5ª e 6ª sessione – Impatto sociale

Le ultime due sessioni del Philanthropy Day si sono concentrate sul concetto di impatto sociale. Si tratta infatti di un ambito in cui le organizzazioni non profit italiane dovranno necessariamente rafforzarsi, alla luce della nuova attenzione sul tema all’interno della Legge Delega per la Riforma del Terzo Settore che richiederà a tutti gli enti senza scopo di lucro – secondo modalità ancora da definire – di dar conto del proprio impatto. 

La sessione, in particolare, ha analizzato le modalità per ottenere un impatto sociale efficace e a lungo termine attraverso la realizzazione di partnership tra organizzazioni del Terzo Settore.

Ad approfondire questo tema lo svizzero Thierry Renaud, Director of the Impact and Sustainability Unit della MAVA Foundation, impegnata nella conservazione della biodiversità, nella promozione dell’uso sostenibile delle risorse naturali e nella tutela delle comunità.

Il ruolo di Renaud è rendere la mission di MAVA sostenibile nel lungo termine, in particolare dopo il 2022 quando la fondazione cesserà le sue attività. “Dopo aver erogato risorse sotto forma di donazioni abbiamo ripensato a come investire nel lungo periodo sostiene Renaud. Dal sostegno ai giovani leader allo sviluppo di nuovi meccanismi finanziari e di investimento, passando attraverso il rafforzamento organizzativo dei nostri partner, stiamo creando soluzioni efficaci che in futuro potranno funzionare anche per altri finanziatori”. Oltre a Renaud hanno partecipato ai lavori Roberto Bennati, Vice Presidente LAV e dal Regno Unito Alberto Lidji, Global CEO Novak Djokovic Foundation.

 

Nel corso della 6ª sessione, infine, è stata presentata la misurazione dell’impatto sociale dei servizi di CAF Onlus Centro Aiuto Minori e Famiglie realizzata da Fondazione Lang Italia.

L’analisi, che ha utilizzato l’indicatore SROI – Social Return On Investment, stima che ogni euro investito dall’Associazione nei suoi principali servizi abbia generato un valore di 3,1 euro. Si tratta del primo studio in Italia che evidenzia quanto i servizi nell’ambito dell’accoglienza e della cura dei minori in condizioni di disagio possano incidere in termini di risparmio per la collettività. “Da quasi quarant’anni l’Associazione CAF offre al territorio servizi importantissimi di protezione e cura dei minori in grave difficoltà come partner qualificato delle Istituzioni Territoriali – dichiara Luisa Pavia, Amministratore Delegato dell’Associazione CAF. Poter esprimere attraverso un indicatore sintetico e riconosciuto il valore del nostro lavoro e l’impatto positivo che questo produce sulla Società è per la nostra Associazione una straordinaria opportunità di accreditamento e rilancio della propria mission”.

In merito alla valutazione dell’impatto sociale sono intervenuti anche Gian Paolo Barbetta, Professore Università Cattolica e Chiara Maria Lévêque, Philanthropy Advisor, Fondazione Lang Italia.

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