La filantropia come volano di secondo welfare: presentato a Torino il rapporto elaborato dal Laboratorio Percorsi di secondo welfare

Fondazione Lang Italia ha tracciato la traiettoria di sviluppo della filantropia in Italia, evidenziando buone pratiche attive e sfide, nella sessione "Perché il Secondo Welfare sta cambiando la filantropia"

La filantropia come volano di secondo welfare: presentato a Torino il rapporto elaborato dal Laboratorio Percorsi di secondo welfare

Si è tenuto il 21 novembre presso l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, la presentazione del Terzo Rapporto sul Secondo Welfare che affronta alcuni temi centrali per comprendere l’evoluzione del secondo welfare nel nostro Paese – come l’innovazione sociale, l’empowerment dei destinatari degli interventi, l’interazione con il Pubblico e l’attivismo “dal basso” – e approfondisce modi operandi, progetti e strategie delle tante realtà che sono parte integrante del secondo welfare.

Fondazione Lang Italia è intervenuta nella sessione “Perché il Secondo Welfare sta cambiando la filantropia”, moderata da Patrick Vesan dell’Università della Valle d’Aosta, che ha visto la partecipazione di Antonia Autuori, Presidente Fondazione della Comunità Salernitana, Gaela Bernini, Responsabile progetti scientifici e sociali Fondazione Bracco, Simone Castello, Responsabile Centro Studi Fondazione Lang Italia, Monica Villa Vice Direttore Area Servizi alla Persona Fondazione Cariplo. 

L’intervento di Fondazione Lang Italia ha evidenziato come la filantropia può diventare un volano di secondo welfare seguendo i tre criteri fondamentali dell’efficacia – in termini di capacità di comprendere il bisogno e dargli una risposta adeguata; efficienza – intesa come rapporto costo/beneficio delle risorse filantropiche impiegate; e un aspetto più trasversale che riguarda quello dell’accountability e della sua auspicabile evoluzione verso pratiche capaci di indirizzare le risorse verso le progettualità più performanti.

Traendo spunto dal lavoro sul campo a fianco di enti erogatori e non profit operative, e grazie all’osservazione delle migliori pratiche nazionali e dal raffronto internazionale, sono state individuate le dinamiche già consolidate e le possibili aree di sviluppo. Tra le “buone notizie” sono stati rilevati:

  1. l’aumento dell’attenzione rivolta agli stakeholder e ai bisogni sociali cruciali nella definizione delle strategie di intervento per la comunità;
  2. la diffusione delle pratiche di valutazione dell’impatto sociale tra i grandi player filantropici;
  3. la crescita degli strumenti e delle pratiche di accountability, sia attraverso nuove piattaforme sia con la previsione del nuovo Registro Unico Nazionale che dovrebbe permettere a tutti una maggior conoscenza e soprattutto una maggiore accessibilità alle organizzazioni del settore sociale.

Tra le principali sfide: 

  1. la limitata disponibilità dei funders a coprire i costi della valutazione a fronte di una crescente domanda di prove di impatto rivolte alle non profit; 
  2. la diffusione della cultura della valutazione a livello mainstream;
  3. l’attitudine alla condivisione dei risultati, che riguardi sia i successi che i fallimenti, per fare in modo che le risorse vengano investite su approcci efficaci (what works);
  4. la scelta più efficiente del veicolo filantropico, valutando in base al profilo e ai desiderata del filantropo se costituire una nuova fondazione o affidarsi a strumenti di intermediazione filantropica;
  5. l’instaurazione di meccanismi di premialità a favore delle cosiddette learning organizations per andare oltre il requisito – indispensabile – dell’accountability. 
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