DOEN Foundation: investire quando è possibile, erogare fondi quando è necessario

Anneke Sipkens, General Director della DOEN Foundation, costituita attraverso la Dutch Postcode Lottery, illustra un modello che combina erogazioni liberali a investimenti in debito o equity, evidenziando il potenziale dell'impact investing come strumento complementare alla filantropia

DOEN Foundation: investire quando è possibile, erogare fondi quando è necessario

Può spiegare le origini della DOEN Foundation e il collegamento con le lotterie di beneficenza? 

La Dutch Postocode Lottery è stata fondata nel 1989 da quattro imprenditori, per raccogliere fondi da destinare alla beneficenza. La lotteria ha l’obiettivo di supportare organizzazioni con un finanziamento duraturo e di lungo termine. Ad oggi, la lotteria supporta più di 100 enti benefici con una donazione annuale.

Per essere ammissibili per il finanziamento (che corrisponde ad una donazione minima di 500.000 euro), i beneficiari devono avere almeno un milione di euro di fondi propri. Oggi, le persone hanno piacere di partecipare alla lotteria perché sanno che il 50% del prezzo dei biglietti va alle organizzazioni benefiche.

La DOEN Foundation è stata istituita dalla Dutch Postcode Lottery nel 1991, per supportare iniziative più piccole, con diversi strumenti finanziari come finanziamenti, prestiti e equity. La DOEN Foundation supporta i “pionieri” che usano approcci imprenditoriali per trovare soluzioni innovative per un mondo migliore.

DOEN riceve tutti i suoi fondi (in totale 30 milioni di euro) dalla Dutch Postcode Lottery e altre due lotterie, che si sono aggiunte con il tempo al portfolio: la FriendsLottery e la BankGiro Lottery.

Siamo una fondazione indipendente, con un proprio consiglio di amministrazione e possiamo utilizzare i fondi che riceviamo dalle lotterie e l’utile del capitale investito e dei prestiti.

Come ambiti di intervento ci rifacciamo ai temi delle lotterie benefiche: lavoriamo nell’ambito green, nel sociale e in ambito creativo.

 

La DOEN Foundation supporta iniziative nei seguenti programmi: imprese sociali, nuovi luoghi d’incontro, economia circolare, energia sostenibile, sistemi alimentari sostenibili, cultura nei Paesi Bassi, cultura internazionale e media. Come avete scelto queste aree d’intervento?

Noi crediamo in una società green, inclusiva e creativa. Tutti i nostri programmi sono basati su queste tematiche, in linea con quelle delle Charity Lotteries.

Nell’ultimo hanno, abbiamo sviluppato la nostra strategia di lungo termine. Basandoci su un’analisi esterna con gli stakeholder principali nei diversi campi, abbiamo deciso che, per i prossimi cinque anni, il nostro obiettivo è di accelerare quattro transizioni, che fungeranno come princìpi guida del nostro operato.

In primo luogo, supporteremo i pionieri che mettono il bene comune al primo posto e stimolano forme di collaborazione alternativa.

In secondo luogo, vogliamo promuovere la transizione dall’economia lineare ad un’economia circolare. Attualmente, lo sfruttamento delle risorse della terra sta causando il cambiamento climatico, una enorme perdita di biodiversità, e una carenza di materie prime. Servono dei cambiamenti radicali per contrastare questi avvenimenti.

In terzo luogo, ci teniamo a creare una società inclusiva, dove tutti possono avere il loro ruolo, e nessuno, come ad esempio rifugiati o persone con background diversi (culturali, politici, religiosi), sia lasciato indietro.

Infine, dovrebbe esserci spazio per l’immaginazione radicale, e anche un collegamento con la nostra immaginazione creativa. L’immaginazione radicale è l’abilità di dipingere il mondo non come quello che è, ma come quello che potrebbe essere. Senza una visione di come potrebbe funzionare la società, e senza cambiare il modo in cui noi lavoriamo ad ora, non saremmo capaci di far evolvere la società in una versione migliore.

Tra queste transizioni, abbiamo identificato i sette campi d’azione specifici che ha menzionato in precedenza, sui quali ci focalizzeremo nei prossimi anni, sempre nell’ambito green, sociale e creativo.

 

Erogate finanziamenti, ma anche prestiti e equity, e avete acquisito ormai una forte esperienza nel mondo dell’impact investing. Quali sono i benefici principali dell’andare oltre al semplice sistema di erogazione fondi?

Eroghiamo principalmente grant. La maggior parte dei nostri partner nei programmi sociali e creativi, come gli artisti, non ha una struttura di business. Quando invece c’è una struttura, allora preferiamo acquisirne una quota. Il nostro leitmotiv è: investire quando è possibile, erogare fondi quando è necessario. 

I nostri investimenti a impatto sociale sono caratterizzati da quattro aspetti:

  • L’impatto viene prima del ritorno finanziario
  • Investiamo nella fase iniziale di una startup
  • Abbiamo il coraggio di rischiare

Crediamo che lo strumento migliore sia partecipare ai primi step di un’impresa. Come azionisti, possiamo prevenire scostamenti di mission. Inoltre, con un capitale azionario extra, è più facile attirare altri capitali come prestiti o finanziamenti da parte delle banche: si tratta dell’effetto leva. I dividendi vengono poi utilizzati per altri grant o prestiti. Se una impresa non ha più bisogno di noi, vendiamo le nostre azioni e i proventi investiti in un’altra startup. In questo modo, il nostro impatto è maggiore. Siamo flessibili nell’utilizzare strumenti diversi a seconda dell’organizzazione. Quindi, in alcuni casi preferiamo il grant quando l’organizzazione è all’inizio, dopodiché quando cresce e diventa più solida, la supportiamo mediante equity. Abbiamo delle lunghe collaborazioni con i nostri partner.

Ad esempio, abbiamo una relazione da tempo con un birrificio ad Amsterdam, De Prael https://www.deprael.nl. Questo birrificio lavora con persone che riscontrano difficoltà nel mercato del lavoro. I fondatori lavoravano in ambito psichiatrico e hanno una passione per la birra, quindi hanno deciso che dovevano creare occasioni di lavoro per queste persone in modo che si sentissero di nuovo valide.

Il birrificio ha successo. Con il tempo hanno sviluppato ulteriormente il modello e oggi hanno due nuovi birrifici e un pub molto carino e di successo. Quando hanno iniziato, li abbiamo supportati con un grant. Dopo alcuni anni, abbiamo fatto un prestito per espandere il loro business. Con il tempo, siamo diventati azionisti dell’impresa. Un totale di 200 persone ha trovato un lavoro in uno dei birrifici e nel pub. Ora, De Prael sta per aprire un terzo birrificio.

 

Qual è la percentuale di fallimento nella vostra attività di equity?

DOEN si distingue dagli altri investitori a impatto sociale, perché considera davvero l’impatto prioritario rispetto al ritorno finanziario, ed investe negli stadi inziali delle imprese, assumendosi quindi rischi più alti. Possiamo anche partecipare per un periodo più lungo, se necessario.

Non misuriamo effettivamente la percentuale di fallimento. Non è nel nostro DNA il fatto di pensare in base ai fallimenti, ma ci focalizziamo sull’impatto conseguito. Un’iniziativa che supportiamo, che fallisce alla fine, potrebbe comunque aver prodotto un impatto nel tempo in cui è esistita. Dovremmo considerarlo come un fallimento? Ad esempio, abbiamo supportato un’impresa che vendeva solamente pesce sostenibile. I loro negozi hanno fatto fallimento, ma i supermercati hanno iniziato a vedere che esiste effettivamente del pesce sostenibile. Quindi, hanno espanso la loro offerta, creando un impatto.

Per noi, la parte più importante è l’impatto, rispetto al ritorno finanziario. Siamo degli investitori pazienti, selezioniamo i progetti solamente in base all’impatto prodotto, se possono effettivamente cambiare i mercati, se sono compatibili con i nostri programmi, e se rendono veramente la società più inclusiva.

 

Qual è l’approccio del Fondo verso la valutazione dell’impatto sociale? Valutate i progetti da soli, o preferite una valutazione esterna?

A causa della varietà di DOEN, è difficile dire “questo è quello che abbiamo ottenuto quest’anno”. Per la nostra intera organizzazione, da un anno e mezzo, abbiamo avviato un percorso di impact-learning insieme ad una organizzazione specializzata nel reporting di impatto. Abbiamo deciso di avvalerci di questa agenzia dalla solida esperienza perché siamo un piccolo team molto occupato. Ci stanno aiutando in questo ciclo di apprendimento, che chiamiamo percorso di impact-learning al posto che percorso di misurazione dell’impatto. Sono sempre molto attenta alle parole, perché l’impatto non riguarda solo l’aspetto della misurazione, è più complicato. Vogliamo imparare, perché vogliamo migliorare il nostro modo di lavorare. Dobbiamo imparare a conoscere cosa supportiamo e comunicare in modo migliore con i nostri partner e con il mondo esterno. Vogliamo usare ciò che impariamo per selezionare progetti migliori che creino ancora più impatto, e vogliamo anche usarlo per stimolare e condividere le riflessioni con i partner, cosicché ne traggano beneficio.

Per la valutazione d’impatto abitualmente facciamo due cose: chiediamo ai partner di fornirci aggiornamenti su alcuni indicatori, ma contemporaneamente avviamo valutazioni quali-quantitative tramite terze parti.

Inoltre, abbiamo iniziato a implementare una Theory of Change per tutta DOEN, cosa molto difficile da fare, considerando che supportiamo frontrunners in aree differenti. Sviluppiamo anche una Theory of Change per ogni programma, e stiamo ora definendo tutti gli indicatori qualitativi e quantitativi necessari.

Stiamo individuando dei meccanismi per migliorare le valutazioni quantitative dei progetti e definire metodologie per trovare i dati qualitativi. In concomitanza, abbiamo una valutazione esterna per ognuno dei nostri programmi. Abbiamo appena finito le valutazioni per i cinque anni passati, ed abbiamo lavorato con diversi partner a seconda dei diversi ambiti di intervento. Inoltre, cambieremo il metodo di reporting dei progetti. Stiamo cambiando i formulari, inserendo più domande riguardanti l’impatto. Spesso è quantitativo, e usiamo diversi meccanismi per estrarre invece i dati qualitativi. Il prossimo passo è di comprendere come valorizzare tutte le informazioni acquisite. Abbiamo un software apposito, ma stiamo tentando di migliorarlo. Ad esempio, nell’ambito della cultura, abbiamo usato la tecnica MSC (most significant change). Con questo strumento si ottengono anche storie vere su come si è impattato sulle vite delle persone.

Stiamo ancora imparando. Avendo 600 progetti attivi e 250 progetti nuovi ogni anno, c’è una vastità significativa. Non dobbiamo perderci in questa immensità, e non dobbiamo andare troppo nel dettaglio. Si tratta di figure e dati grezzi, e di interpretarli nel modo giusto. Questa è una sfida per noi. Dopotutto, la nostra missione è creare una società green, inclusiva e creativa. È quello su cui dobbiamo concentrarci.

 

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