L’imprenditoria sociale nel mondo arabo

Ne parliamo con il Moroccan Center for Innovation and Social Entrepreneurship per approfondire la prospettiva del mondo arabo su un fenomeno sempre più globale

L’imprenditoria sociale nel mondo arabo

Il MCISE è un’organizzazione non profit dedicata alla ricerca di soluzioni innovative e imprenditoriali alle principali sfide sociali del Marocco. È stata fondata nel 2012 da un gruppo di 17 persone convinte che il sostegno agli imprenditori sociali con idee di cambiamento sistemico potesse essere la chiave di volta per il Marocco e per la comunità internazionale.

Un lavoro che è iniziato innanzitutto con un attento processo di Theory of Change che ha visto un profondo lavoro dei fondatori per mettere a fuoco il disegno strategico e i pilastri fondamentali dell’azione.

Oggi ne parliamo con Eric Asmar, direttore dei programmi, e con Nezha Dermoumi, direttrice amministrativa e finanziaria.

Cominciamo inquadrando il fenomeno: chi sono gli imprenditori sociali in Marocco?  

In Marocco non esiste una forma giuridica specifica per definire l’impresa sociale: in seguito ad uno studio del 2014 abbiamo potuto verificare che la forma giuridica maggiormente considerata da parte degli imprenditori sociali è quella diimpresa profit. I nostri imprenditori non stanno al momento attuando disegni di hybrid finance perché in Marocco è difficile attivare e gestire un ente non profit, quindi conviene basarsi direttamente sulla legislazione relativa alle imprese e operare sul mercato.

A livello di età, i nostri imprenditori sociali vanno dai 16 ai 60 anni, ma la maggior parte ha meno di 30 anni; dato che il Marocco presenta diverse sfide sociali gli ambiti d’intervento principali sono l’educazione, le energie rinnovabili, l’agricoltura, l’alimentazione e la salute.

Quanti imprenditori sociali avete supportato fino ad ora e con quali mezzi?

Grazie al sostegno di Fondazione Drosos abbiamo lanciato il programma Dare Inc.  che ci ha portati, nel corso del 2015 a sostenere 50 imprenditori sociali. Ci indirizziamo principalmente alle start up in early stage: i nostri imprenditori hanno bisogno in questa fase di un accompagnamento a 360°, dalla messa a fuoco del bisogno sociale, alla concretizzazione delle soluzioni, alla definizione dell’impatto, dal marketing alla strutturazione del business plan, all’accompagnamento durante il lancio e nelle prime fasi di attività.

È quello che cerchiamo di fare, offrendo i nostri spazi di coworking, supporto a livello di ricerca fondi, servizi di coaching e di mentoring personalizzati e su misura implementati anche grazie al network nazionale e internazionale di cui disponiamo.

Un esempio di start-up a impatto sociale che avete sostenuto?

Siamo felici di aver sostenuto la start-up Hydro-Barley, una giovane impresa attiva nella produzione di foraggio per il bestiame attraverso la tecnica della coltura idroponica, una tecnica agricola molto antica che permette di procedere a una coltivazione fuori dalla terra rimpiazzandola con un substrato di inerti, come le fibre di cocco o le sfere di argilla. Il foraggio così prodotto è tre volte più nutritivo, costa la metà e può crescere in qualsiasi condizione climatica, diventando un prezioso alleato dei piccoli agricoltori.

Hydro-Barley ha sviluppato una nuova tecnica idroponica che permette di produrre 1 tonnellata di foraggio alla settimana per 50m2. La start-up è stata inserita nel programma Dare Inc. e ha ricevuto supporto in termini di coaching, contatti con esperti internazionali e accesso al credito. Oggi, a un anno dal lancio ufficiale, Hydro-Barley ha aperto il suo primo stabilimento fuori Rabat e sta lavorando all’apertura di ulteriori tre punti in altre zone del Marocco.

Come valutate l’impatto sociale delle iniziative?

Scegliamo innanzitutto delle iniziative che devono essere economicamente sostenibili e capaci di generare al contempo un impatto sociale positivo 

Gli elementi chiave della nostra valutazione si basano su una serie di aspetti per noi fondamentali:

  • la capacità di creare posti di lavoro
  • il  miglioramento delle condizioni di vita dei beneficiari
  • il numero di beneficiari raggiunti
  • la sostenibilità delle soluzioni: se c’è una situazione di carenza d’acqua, non cerchiamo le organizzazioni che distribuiscono bottiglie, bensì quelle che risolvono il problema alla radice.

Le nostre valutazioni di impatto sociale si basano sia su indicatori qualitativi che quantitativi.

Lavorate con Ashoka e altri partner internazionali: che tipo di collaborazioni costruite con gli altri attori sul tema dell’imprenditorialità sociale?

Si, lavoriamo con Ashoka nella regione fornendo il nostro supporto durante il processo di selezione dei Fellow e collaborando in occasione dei principali eventi di settore. Speriamo, perché no, di vedere uno dei nostri imprenditori sociali nominato come Fellow nel futuro!

Poiché stiamo contribuendo a creare un nuovo settore nel Paese, le sinergie sono vitali. Stiamo lavorando in particolar modo con il Centre Tunisien pour l’Entrepreneuriat Social e con il Centre Algérien pour l’Entrepreneuriat Social su un programma di scambi che ci vede partecipare a tavole rotonde in questi Paesi e accogliere a nostra volta i colleghi tunisini e algerini.

In Europa il dibattito sulla Finanza sociale e i suoi strumenti, in particolare i Social Impact Bond, è crescente. È un tema caldo anche in Marocco?

In Marocco esistono investitori privati che si stanno interessando alle imprese capaci di generare impatto sociale e talvolta le sostengono mediante investimenti di tipo tradizionale, anche se attuano dei criteri più pazienti per quanto riguarda il ritorno dell’investimento e le tempistiche di restituzione. Ma si tratta di azioni condotte a titolo privato.

A livello nazionale non si è ancora sviluppato un vero e proprio dibattito in materia di Finanza Sociale, tuttavia un sistema per lo sviluppo delle attività dei Business Angels è in via di costruzione.


Nella foto: Il Team del MCISE

Per ulteriori informazioni http://www.mcise.org

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