Filantropia strategica in azione: dalla Francia il caso di Fondation Ensemble

Il confronto con Jacqueline Délia Brémond, fondatrice di Fondation Ensemble

Filantropia strategica in azione: dalla Francia il caso di Fondation Ensemble

Quando si parla di sviluppo sostenibile, ormai da alcuni anni, una Fondazione sta facendo parlare di sé per la qualità dei progetti sostenuti e per il disegno strategico alla base. Si tratta della Fondazione Ensemble, sede a Parigi e cuore in tutto il mondo.

A partire dal 2004, Fondazione Ensemble ha sostenuto 240 progetti per un totale di 22 milioni di euro erogati e risultati sociali significativi:

  • 5,3 milioni di persone sostenute attraverso i suoi programmi;
  • 2,2 milioni di ettari di terra protetti;
  • 2 milioni di alberi piantati;
  • 46 specie animali protette.

Oggi approfondiamo il modello di Fondation Ensemble direttamente con Jacqueline Délia Brémond, imprenditrice nel mondo della pubblicità e dell’editoria, che ha creato la Fondazione nel 2004 assieme al marito Gérard Brémond, fondatore del Gruppo Pierre & Vacances – Center Parc.

Scopo della Fondazione è la promozione dello sviluppo umano sostenibile, attraverso la protezione dell’ambiente, focalizzandosi in particolare su alcuni settori chiave come l’agricoltura e la pesca sostenibili, la conservazione della biodiversità marina e terrestre e le energie rinnovabili.

Un lavoro che è iniziato innanzitutto con un attento processo di Theory of Change che ha visto un profondo lavoro dei fondatori per mettere a fuoco il disegno strategico e i pilastri fondamentali dell’azione.

La Fondazione Ensemble, da lei co-fondata e presieduta, ha scelto alcuni ambiti di intervento molto specifici: l’agricoltura e la pesca sostenibili, la conservazione della biodiversità, le energie sostenibili, evitando così la dispersione delle energie e capitalizzando al meglio l’expertise acquisita. Come avete scelto il settore di intervento, tra tutti i bisogni sociali esistenti?

La Fondazione Ensemble è nata nel 2004 grazie a mio marito Gérard Brémond,fondatore e Presidente

del Gruppo Pierre & Vacances – Center Parc, leader europeo del turismo di prossimità. La Fondazione si sostiene grazie ai dividendi di un certo numero di azioni della holding donate da mio marito.

Quando abbiamo creato la Fondazione, io e mio marito, abbiamo discusso molto prima di trovare il giusto bisogno sociale cui rispondere. Alla fine abbiamo scelto di dedicarci al tema dello sviluppo umano sostenibile, rispettoso del pianeta.

All’epoca si trattava di un tema molto originale ed eravamo l’unica Fondazione dedicata. Abbiamo sempre avuto la convinzione che gli elementi della catena della vita sono legati uno all’altro in un insieme inscindibile. Da qui il nome della fondazione, che significa appunto “insieme“. La scelta dei settori specifici di intervento è stata naturale conseguenza della tematica prescelta: agricoltura sostenibile per proteggere il sottosuolo, pesca sostenibile per limitare il sovrasfruttamento delle risorse alieutiche, protezione della biodiversità e promozione di tecnologie sostenibili per non distruggere la catena degli esseri viventi e il clima.

Nel processo di selezione dei 300 progetti che ricevete ogni anno, avete dato vita a un sistema di valutazione basato su un Comitato di Esperti composto da 34 membri volontari dall’elevatissimo profilo tecnico. In che modo siete riusciti a costruire un network di volontari di così alto livello? Come funziona dal punto di vista operativo?

Mio marito è un imprenditore, io sono un’editrice che ha avuto anche una agenzia di pubblicità, per cui la cultura dell’efficienza è un elemento fondamentale per noi. Siamo sempre stati convinti del fatto che i buoni sentimenti, da soli, non sono sufficienti per produrre un vero impatto sociale.

Abbiamo quindi deciso fin da subito di creare una modalità di selezione rigorosa. All’inizio nessuno ci conosceva e abbiamo reclutato solamente 5 o 6 esperti per aiutarci nelle selezioni dei progetti.

Oggi il gruppo è cresciuto ed è composto da 34 persone, tra cui figura ancora il nucleo originario! Come abbiamo fatto per formare e mantenere nel tempo un simile gruppo ? Innanzitutto cercando di fare un buon lavoro di selezione a monte, evitando così di richiedere tempo prezioso eccessivo ai nostri collaboratori, che vengono coinvolti solo una volta all’anno, per dare il loro parere sui progetti che noi abbiamo già provveduto a preselezionare dopo un attento lavoro con le ONG applicanti, sotto la supervisione diretta del Direttore della Fondazione, Olivier Braunsteffer. Ognuno di loro dovrà analizzare un massimo di 2 o 3 progetti, nel giro di un mese, utilizzando un forum on line dove vengono avanzate le richieste di chiarimento alle ONG. Alla fine del processo gli esperti ci rimandano la loro griglia di valutazione con le relative raccomandazioni.

Gli esperti sono una parte fondamentale della famiglia di Fondazione Ensemble.

Quali sono i criteri che considerate prioritari per selezionare un progetto ? Che genere di organizzazioni sostenete abitualmente ?

Tra i nostri criteri di selezione dei progetti ci sono la capacità di sviluppare buone pratiche, la replicabilità delle iniziative e la sostenibilità, oltre allo sviluppo delle capacità delle donne e dei partner locali, la capacità di produrre un cambiamento sistemico su larga scala attraverso il coinvolgimento diretto delle autorità locali, lo sviluppo dell’imprenditorialità e la lotta al cambiamento climatico.

I nostri partner sono sempre le ONG internazionali che sono responsabili della rendicontazione e delle azioni di progetto dei partner locali. Le nostre donazioni si aggirano attorno ai 150mila euro su 3 anni.

Il primo anno abbiamo commesso l’errore di finanziare direttamente le Organizzazioni locali e abbiamo avuto delle forti difficoltà a ricevere le rendicontazioni. Abbiamo tuttavia un piccolo fondo per le specie minacciate e, in questo unico caso, accettiamo di lavorare direttamente con i partner locali, data la piccola entità delle donazioni.

Tra i progetti che avete sostenuto dalla nascita della Fondazione a oggi quali sono stati i più innovativi a suo avviso? Come fare per evitare brutte sorprese?

In 11 anni di attività abbiamo sostenuto 250 progetti. Non sono in grado di sceglierne uno in particolare, ma posso dire che i progetti che rispondono meglio alle mie attese sono quelli che rispondono al loro obiettivo primario, soddisfacendo al contempo anche gli altri assi trasversali descritti prima.

Per evitare le brutte sorprese è necessario mettere in atto un processo di selezione rigoroso ed esigente e, successivamente, seguire con estrema attenzione lo sviluppo del progetto. La squadra di Fondazione Ensemble segue direttamente sul campo tutti i progetti che sostiene, effettuando missioni ex-ante, di monitoraggio a metà progetto, di valutazione al termine e ex-post. Io stessa svolgo missioni sul campo. La nostra azione si rivolge in particolare a Cambogia, Ecuador, Laos, Mozambico e Perù.

In occasione di COP21 a Parigi, avete giocato un ruolo fondamentale. Grazie all’esperienza acquisita in questi anni, immaginate di iniziare a ritagliarvi un ruolo sempre più importante nel campo dell’advocacy internazionale sul clima e la biodiversità?

In occasione di COP21 abbiamo lavorato con altre 7 fondazioni per apportare il nostro contributo al dibattito e condividere le nostre conoscenze in materia di pesca sostenibile, biodiversità, ecc. L’esperienza è stata molto interessante, ma il nostro scopo principale è quello di riuscire a lavorare concretamente nei Paesi.

Per condurre una attività di advocacy significativa, sono necessari grandi mezzi, che non abbiamo. Preferiamo quindi lavorare sul terreno con dei partner capaci, dove siamo sicuri di poter apportare un cambiamento significativo.

Prima di lasciarci ho un’ultima domanda: avete dichiarato la vostra volontà di non lasciare che il patrimonio della Fondazione Ensemble nutra una economia basata sulle energie fossili. Su che tipologia di investimenti vi state orientando? Pensate di aprirvi anche all’Impact Investing ?

A novembre 2015 siamo stati la prima Fondazione francese a firmare l’impegno “Divest-Invest” (http://divestinvest.org) “disinvestire per investire”. Si tratta dell’impegno a rivendere a termine la parte di combustibili fossili che si trova nel nostro portafoglio  investimenti per reinvestire in soluzioni a favore del clima, come le energie rinnovabili, le tecnologie pulite e l’efficienza energetica.

Per quanto riguarda invece l’Impact Investing, ci stiamo lavorando, ma dobbiamo trovare delle soluzioni in linea con i nostri settori di intervento e non è così facile.

Per ulteriori informazioni http://www.fondationensemble.org

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