Le virtù del privato, la visione del pubblico: fondazioni di origine bancaria e crescita (di qualità)

Un modello, quello delle fondazioni di origine bancaria, che condensa in sé le virtù del privato e quelle del pubblico, pur dovendosi confrontare con sfide impegnative sia a livello di impatti attesi sia di risorse e patrimoni: il punto su prospettive future e prossimi orizzonti di sviluppo

In uno scenario in cui i segnali di ripresa restano fin troppo timidi e le criticità strutturali del Paese si ripropongono costantemente, quasi a rimarcare quali siano state le cause e al tempo stesso gli effetti di occasioni di riforma puntualmente mancate, quello offerto dalle fondazioni bancarie è uno spaccato dalle grandi potenzialità, cui appigliarsi per contribuire a cogliere quella crescita duratura, sostenibile e di qualità evocata dal Sottosegretario al MEF Pier Paolo Baretta nel corso dell’appuntamento con l’Annual Meeting di Studio dedicato alle Fondazioni Bancarie.

Le fondazioni di origine bancaria nella loro duplice veste di enti a tutti gli effetti no-profit, quando erogano risorse nel perseguire le finalità statutarie, e di investitori (istituzionali)  alla ricerca di rendimenti adeguati per mantenere il patrimonio e continuare a sostenere lo sviluppo delle collettività di riferimento, si candidano a rappresentare il campione di questa sfida, il soggetto che la può intraprendere frontalmente o che può fare da collettore tra i vari soggetti in essa coinvolti.

Se la prova è impegnativa a livello di output, di impatti attesi, lo è altrettanto a livello di input, di risorse e patrimoni da mettere al servizio del Paese per rimetterlo in moto. Coniugare adeguata redditività e ragionevole sicurezza è la prima sfida che le fondazioni di origine bancaria si trovano ad intraprendere, sfida peraltro tutt’altro che scontata in un’epoca che viene ricordata dai più come quella “dei tassi zero”. Dare forma a questa sostanza è quindi la seconda componente di un compito arduo: mettere a frutto rendimenti e patrimonio al servizio delle comunità locali che, in numero sempre maggiore, chiedono alle fondazioni di presidiare quello spazio lasciato ormai sguarnito dagli enti locali, a corto di idee e di risorse.

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