La nuova visione strategica del Fondo Beneficenza nato per contribuire allo sviluppo del settore sociale

Gian Maria Gros-Pietro, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo, evidenzia il modello filantropico del Fondo di Beneficenza che porta avanti un disegno di empowerment della realtà non profit, intervenendo con risorse monetarie e supporto al capacity building

La nuova visione strategica del Fondo Beneficenza nato per contribuire allo sviluppo del settore sociale

Il “Fondo di beneficenza e opere di carattere sociale e culturale” è lo strumento attraverso il quale Intesa Sanpaolo sostiene progetti che hanno come riferimento la solidarietà, l’utilità sociale e il valore della persona, destinando una quota degli utili della Banca in favore di iniziative principalmente sul territorio italiano.

Il Fondo, che nel 2016 ha erogato oltre otto milioni di euro, rientra nella strategia d’intervento filantropico di Intesa Sanpaolo che, pur mantenendo le liberalità territoriali gestite a livello locale, ha scelto di avviare un disegno improntato alla crescita delle organizzazioni non profit, mettendo a disposizione le competenze della Banca e uno staff dedicato in aggiunta a risorse monetarie. Una chiara progettazione, l’identificazione di una traiettoria di cambiamento plausibile e la misurabilità dei risultati sono alcuni dei criteri che guidano l’operato del Fondo anche con l’obiettivo di creare le condizioni necessarie all’affermazione di organizzazioni efficienti ed efficaci in grado di rispondere in modo sostenibile ai bisogni della comunità.

Abbiamo approfondito la vision e la strategia d’intervento del Fondo di Beneficenza con il prof. Gian Maria Gros-Pietro, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo.

 

 

Partiamo dal disegno di intervento del Fondo: quali sono i criteri strategici con cui si muove e gli obiettivi che vi siete dati?

Il Fondo Beneficenza di Intesa Sanpaolo nasce per rispondere in particolare ai bisogni di soggetti fragili: le progettualità, per essere eleggibili, devono avere la capacità di contribuire al sollievo di problematiche sociali forti e di soccorrere le categorie in difficoltà – quali persone con disabilità, migranti, o minori. Il Fondo si interessa in particolare all’Italia e ai Paesi dove siamo presenti attraverso società controllate (ad esempio in Europa dell’Est); abbiamo anche dei progetti attivi in aree come l’Etiopia e il Sud Sudan, in cui però non operiamo direttamente ma appoggiandoci a ONG già presenti e accreditate o ad Agenzie delle Nazioni Unite.

L’obiettivo del Fondo è sostenere la crescita delle progettualità: la scelta delle modalità di intervento muove da una riflessione strategica che ci ha portato a individuare, vista la natura del nostro business, la possibilità di mettere a disposizione delle organizzazioni beneficiarie degli asset interni, andando così oltre la sola donazione monetaria e puntando al capacity building – che può cominciare già in fase di progettazione e continuare fino al momento della rendicontazione finale. Siamo esigenti ma proattivi e ci impegniamo per aiutare le organizzazioni richiedenti a dare forma ai progetti in modo che siano valutabili secondo i criteri che ci siamo dati: sono fondamentali, in primis, una chiara definizione di obiettivi misurabili, una dimostrazione dell’organizzazione proponente di poter raggiungere questi risultati e un’evidenza di track record.

Questo è un punto fondamentale: le realtà che sosteniamo si rivolgono a loro volta a fonti, nazionali o sovranazionali, che sempre più desiderano trovarsi di fronte a una capacità progettuale e di misurazione degli effetti. Le organizzazioni non profit avranno sempre bisogno di raccogliere risorse: il nostro obiettivo è cercare di aiutarle a rendere più “nitido” il loro progetto e a dimostrare la loro capacità di realizzarlo definendo i risultati ex-ante, in fase di progettazione e – soprattutto – ex-post, ossia nel momento di dover confrontare l’impatto generato con gli obiettivi e di valutare il successo in termini di efficacia. Anche per questo motivo, non finanziamo iniziative estemporanee, ma concentriamo le nostre risorse su progettualità strategiche di medio periodo: il nostro orizzonte temporale massimo è di tre anni, dopodiché si applica un principio di rotazione perché non desideriamo sostenere iniziative che non potrebbero sopravvivere senza il nostro sostegno.

“Il nostro obiettivo è aiutare le organizzazioni a rendere più nitido il loro progetto e valutarne i risultati, in termini di raggiungimento degli obiettivi di impatto e di rapporto costo/beneficio”

 

Per portare avanti un disegno d’intervento ad alto coinvolgimento è fondamentale poter contare su risorse dedicate. Com’è impostata la governance del Fondo e com’ è stato composto il team di lavoro?

Nel 2016 abbiamo voluto potenziare la governance del Fondo. Le regole che definiscono le norme d’intervento, approvate dal Consiglio, riguardano sia l’obiettivo sia le modalità di gestione e rendicontazione, in modo che i nostri stakeholder esterni possano accedere online e vedere come le risorse sono state impiegate. Si tratta di un punto fondamentale in ottica di brand reputation: da manager non posso non porre l’accento sull’importanza di questo aspetto, dato che la reputazione è la materia prima su cui si basa il lavoro di una banca, e la trasparenza deve rimanere una conditio sine qua non anche in tema di modalità di gestione delle liberalità. Mi sembra importante sottolineare il tema della composizione dell’azionariato: tra i nostri azionisti stabili sono presenti fondazioni che portano avanti obiettivi statutari sociali e, non di meno, contribuiscono alla decisione dell’Assemblea Annuale relativa agli stanziamenti per il Fondo. Si potrebbe obiettare che il Fondo rischi di rappresentare una modalità duplicativa rispetto alle attività di queste fondazioni che hanno una grande esperienza sul campo e potrebbero portare avanti direttamente interventi per la comunità usufruendo delle nostre risorse. In realtà, come già evidenziato, il Fondo si muove in un’ottica differente, tenendo sempre ben presente che la nostra attività deve rimanere un intervento complementare rispetto ad altri soggetti.

La reputazione è la materia prima su cui si basa il lavoro di una banca e la trasparenza deve rimanere una conditio sine qua non anche in tema di modalità di gestione delle liberalità”

Riusciamo a portare avanti un intervento ad alto coinvolgimento grazie a uno staff dedicato, selezionato all’interno della banca attraverso criteri che mirano a coinvolgere persone non solo motivate, ma con background e competenze che possano apportare un valore aggiunto – ad esempio con esperienze nel mondo della CSR o provenienti dal settore creditizio per il non profit. Le persone sono state selezionate al nostro interno, non solo perché crediamo che le nostre competenze core siano preziose per il modello che abbiamo definito, ma perché siamo convinti che ciò che apprenderanno in quest’area si rivelerà poi utilissimo per la Banca: sempre più i soggetti bancari dovranno farsi carico di problematiche sociali e, anche laddove ciò non comporta un intervento diretto, conoscere dinamiche e necessità degli operatori del settore diviene cruciale. Anche per questo abbiamo deciso di non accentrare interamente le liberalità, ma di mantenere una rete territoriale – capace di comprendere al meglio realtà e bisogni locali – che si sta evolvendo, andando a valutare sempre di più i progetti ricevuti attraverso le lenti delle nuove Linee Guida utilizzate per il Fondo. Un meccanismo positivo a cascata che sta aumentando la visione strategica e la capacità di presidio di tutto il Gruppo.

“Le competenze core di una banca sono preziose per il modello che abbiamo definito, ma siamo anche convinti che ciò che il nostro staff apprenderà in quest’area sarà importantissimo per la Banca stessa”

 

Quali sviluppi prevedete per il Fondo nei prossimi anni?

Nel prossimo futuro abbiamo intenzione di richiedere alle organizzazioni proponenti, per gli interventi di dimensioni importanti (sopra i 100.000 euro), di appoggiarsi a un ente esterno selezionato per monitorare il progetto ed effettuare una valutazione dell’impatto, prevedendo una parziale copertura del costo dello studio da parte del Fondo. I funders sono una componente fondamentale per far crescere il settore e possono contribuire, con il proprio disegno di intervento, all’evoluzione degli operatori verso pratiche più efficaci e impattanti. A nostro avviso questa è una modalità per preparare l’humus, sviluppando un terreno fertile per le organizzazioni non profit in modo che possano crescere, attrarre risorse e muoversi in ottica di maggiore sostenibilità. In futuro, il cosiddetto Terzo Settore assumerà un ruolo sempre più centrale: è importante che si affermino degli operatori professionali e attrezzati che possano mettere stabilmente a valore un patrimonio di competenze che sarà fondamentale per la nuova economia per sopperire ai cosiddetti fallimenti di mercato – per quanto riguarda, ad esempio, i beni pubblici per cui vigono i principi di non rivalità e non escludibilità. Attraverso il nostro intervento miriamo a creare i presupposti che permettano la crescita di organizzazioni efficienti ed efficaci in grado di sopperire ai gap di mercato e rispondere ai bisogni della comunità.

“I funders sono una componente fondamentale per far crescere il settore e possono contribuire con il proprio disegno di intervento all’evoluzione degli operatori verso pratiche più efficaci e impattanti”

 

Per ulteriori informazioni

Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione o per aiutarci a fornire i nostri servizi. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento, acconsenti al nostro uso dei cookie.
Chiudi
Info