La Emirates Foundation e il ruolo della Filantropia per supportare i giovani negli Emirati Arabi Uniti

La Emirates Foundation è un’organizzazione filantropica indipendente costituita dal Governo di Abu Dhabi per supportare le iniziative finanziate pubblico-private volte a migliorare il benessere dei giovani negli Emirati Arabi Uniti. L'intervista a Clare Woodcraft, CEO della Emirates Foundation

La Emirates Foundation e il ruolo della Filantropia per supportare i giovani negli Emirati Arabi Uniti

La Emirates Foundation è il frutto della visione di H.H Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, Principe di Abu Dhabi e Vice Comandante Supremo delle Forze Armate degli Emirati Arabi Uniti (EAU) ed è un omaggio all’eredità filantropica di H.H. Sheik Zayed Bin Sultan Al Nahyan. Il nostro Centro Studi sulla Filantropia Strategica è sempre molto interessato a scoprire le peculiarità delle fondazioni in ogni paese. Quali sono le caratteristiche del settore filantropico negli EAU? 

In qualità di Direttore della Fondazione Emirates e in qualità di Presidente del Forum delle Fondazioni Arabe, ho la fortuna di essere attiva sia negli Emirati Arabi Uniti che nel resto della regione: in entrambe le aree stiamo osservando una crescente maturazione del settore filantropico. Da un lato è possibile osservare una crescita del numero di fondazioni erogative tradizionali, family office, enti semi-governativi e fondazioni d’impresa che implementano modelli erogativi multi settoriali tradizionali e a breve termine.

Tuttavia, vediamo anche un crescente interesse per la filosofia, le idee e il modello della venture philanthropy – ovvero l’idea di combinare modelli di business con la ricerca di un impatto sociale. Anche i giovani si stanno avvicinando a questo approccio e sembrano apprezzare fortemente i modelli di impresa sociale e l’idea che si possano creare soluzioni ai problemi sociali, basate sul business. Questo trend è particolarmente importante se si considera che la popolazione giovanile della regione sta crescendo rapidamente e le statistiche dimostrano che oltre la metà del mondo arabo appartiene alla fascia di età al di sotto dei 25 anni. Questi ragazzi entrano nel mercato del lavoro con un approccio di tipo imprenditoriale e vedono nell’impresa sociale il modo migliore di poter realizzare le proprie aspirazioni. Il settore negli EAU non è forse ancora così maturo come negli Stati Uniti o nel Regno Unito in termini di ecosistema imprenditoriale, ma sicuramente sta sperimentando una rapida evoluzione.

Un’importante sfida per la regione è quella di riuscire ad ottenere dati di settore rilevanti e comprendere meglio le dimensioni del capitale filantropico attuale. Purtroppo è molto difficile al momento avere un numero o un dato significativo sul valore del settore filantropico, ma sappiamo che la filantropia è un mercato di capitali crescente e sono sempre di più i family office che guardano alle opportunità offerte dai fondi di tipo filantropico per conseguire un risultato sia socio economico che commerciale.

 

La Fondazione nel 2011 è stata rimodellata per porre maggior attenzione sul tema dello sviluppo giovanile negli EAU, in quanto considerato una delle sfide attuali più urgenti in tema di sviluppo per il paese. Qual è stato il processo strategico che ha portato a scegliere lo youth development come tema d’intervento principale della Fondazione? 

Fino a sei anni fa eravamo attivi in diversi settori: arte, cultura, scienza, tecnologia, educazione, inclusione sociale e altri ancora, ma dopo una revisione strategica del nostro operato abbiamo capito che se ci fossimo concentrati su un’unica area, avremmo potuto generare un impatto e un valore aggiunto maggiori. Per questo motivo, dopo un’attenta analisi, abbiamo deciso di avviare una trasformazione radicale, concentrando le nostre forze sull’area dello sviluppo giovanile, identificata come più critica dal punto di vista socio economico, negli EAU e non solo. Con l’avvento dell’era digitale e con le strutture tradizionali del mercato del lavoro in caduta libera, crediamo che i giovani abbiano bisogno mai come ora di un sostegno e di punti di riferimento per riuscire a prosperare sia a livello personale che professionale. Sappiamo che la regione presenta tassi di disoccupazione giovanile tra i più alti del mondo e, data la dimensione della popolazione giovanile, riteniamo necessario fornire a questi ragazzi orientamento strategico così che riescano a prendere le decisioni giuste per il loro futuro.

Come per ogni altro paese, la sfida per gli EAU è doppia, ovvero sviluppare il settore dell’istruzione tradizionale, ma anche garantire ai giovani la possibilità di incrementare costantemente le proprie competenze professionali in linea con le esigenze del mercato. Per sostenere i giovani abbiamo individuato delle aree specifiche dove riteniamo ci sia bisogno di intervenire. Ciò ha portato alla creazione di sei programmi creati su misura per i giovani:

  1. Takatof: Takatof offre ai giovani significative opportunità di volontariato a livello nazionale per importanti cause sociali. Permette loro di entrare in contatto con opportunità di volontariato interessanti e incoraggia il servizio pubblico. I giovani Takatof sono ambassador della nostra nazione che rappresentano la cultura del sostegno e la forza dei valori fondamentali della nostra società.
  2. Sanid: Sanid è un importante programma di volontariato in risposta alle emergenze; l’obiettivo è quello di riunire volontari motivati ​​da un senso di responsabilità civile e formarli per far fronte alle crisi. Il programma Sanid rafforza la risposta nazionale in caso di emergenza e fornisce le competenze per tutelare la cittadinanza tutta.
  3. Kafa’at: Kafa’at è un progetto di sviluppo di carriera per ispirare e fornire empowerment ai giovani cittadini, attivando programmi per sviluppare e promuovere l’occupazione nel settore privato. Kafa’at aiuta i giovani degli Emirati a perseguire le opportunità di carriera attraverso la cooperazione con più soggetti interessati presso istituzioni aziendali e accademiche.
  4. Think Science: la Think Science sprona la gioventù degli EAU ad innovare in tutti i campi della scienza. È una piattaforma per giovani e industrie che ha l’obiettivo di collegare e sviluppare i talenti locali, dove i giovani ambassador della scienza e dell’industria sono incoraggiati a trovare soluzioni ai problemi globali.
  5. Esref Sah: Il programma Esref Sah educa la nostra gioventù sulle modalità per gestire la loro attuale e futura base finanziaria e patrimoniale. Incoraggia una migliore gestione del debito e fornisce opportunità di apprendimento su come creare un rapporto positivo con le proprie finanze. Il programma crescerà per diventare un programma finanziario nazionale.
  6. Kayani: intende formare i giovani degli Emirati che non hanno completato i loro studi superiori e che sono disoccupati, dando loro l’opportunità di lavorare come assistenti degli insegnanti nelle scuole pubbliche.

 

Come membri della European Venture Philanthropy Association siamo molto lieti di vedere che anche voi utilizzate questo approccio alla filantropia. Può spiegarci in quale modo applicate la venture philanthropy? 

In effetti anche noi lavoriamo adottando il modello della venture philanthropy, ovvero creando impatto sociale attraverso meccanismi imprenditoriali e basati sul mercato. Come venture capitalists, possiamo assumersi dei rischi, distribuendo i capitali filantropici con il fine di creare soluzioni scalabili e sostenibili alle sfide che la gioventù si trova oggi ad affrontare. Ognuno dei nostri programmi è gestito essenzialmente come un’impresa sociale, con un business plan a lungo termine, obiettivi di reddito e una proposta chiara e di valore per i nostri beneficiari. Ci impegniamo a sviluppare per loro programmi finanziariamente sostenibili che possano coprire i costi e generare ricavi in ​​modo che nel tempo diventino finanziariamente redditizi e creino economie di scala. Questo nuovo modello ci ha permesso di rendere più facile la misurazione del nostro output, responsabilizzarci nel raggiungimento degli obiettivi e valutare la nostra efficacia. Riteniamo che questo ci consenta di poter creare valore socio- economico in misura molto più efficace rispetto al nostro precedente modello tradizionale di sovvenzione multisettoriale.

 

Garantire risultati di sviluppo sostenibili, a lungo termine, tangibili e misurabili è uno dei vostri obiettivi. Come misurate l’impatto sociale dei vostri progetti / azioni?

Dal 2011 abbiamo fatto diversi passi in avanti per definire meglio l’output dell’organizzazione nel suo complesso. Mentre il nostro modello storico rendeva difficile da tracciare o misurare la nostra produzione aggregata – perché lavoravamo in tante aree diverse e per un breve periodo – con il nostro nuovo e singolo focus siamo in grado di misurare in maniera globale il valore che stiamo distribuendo e valutare la nostra efficacia. Per farlo teniamo conto dell’output di ciascun programma e del feedback dei beneficiari. Poiché siamo focalizzati sulla gioventù, possiamo confrontare i programmi e ottenere una migliore comprensione delle loro esigenze. In questo modo possiamo misurare non solo il singolo output del programma, ma anche i risultati aggregati del nostro lavoro a livello organizzativo. Tutto ciò è estremamente importante, perché ci consente di dimostrare il nostro valore al consiglio di amministrazione, ai nostri partner e ai nostri stakeholder.

In particolare, abbiamo definito un set di Key Performance Indicators (KPI), facilmente comprensibili e verificabili. Attualmente abbiamo circa 40 KPI di base, ma vogliamo ridurre ulteriormente questo numero e garantire una semplificazione del nostro processo di misurazione, fattore importante per sviluppare i nostri stessi programmi. Guardando ai risultati dei nostri programmi possiamo valutare dove possono essere migliorati e dove il loro impatto può essere incrementato. Questo processo è costante e corrisponde all’apprendimento istituzionale. Quando accompagnato a dati di mercato (come lo Youth Index di quest’anno), diventa uno strumento fondamentale per massimizzare l’impatto e le prestazioni.

Il nostro punto di riferimento saranno sempre il settore privato e le imprese. È sempre difficile tenere traccia dell’impatto sociale e dell’output sistemico di lungo periodo perché necessitano di dati di alta qualità e di una visione a lungo termine per valutare l’impatto reale. È una curva di apprendimento continua ma ciò che è importante per noi ora è che siamo in grado di poter sostenere questo tipo di conversazioni, inoltre i risultati che stiamo ottenendo stanno migliorando di anno in anno e tutto ciò ci permetterà di creare nel tempo un reale cambiamento sistemico per i giovani.

 

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