Leap Update: Performare di più per chi ha di meno

Quest'anno segna il 50esimo anniversario della Mulago Foundation di San Francisco, organizzazione che supporta principalmente realtà in fase early-stage in prima linea per la riduzione della povertà. Abbiamo il sospetto che la Fondazione valicherà questo traguardo senza grande enfasi mediatica...

Quest’anno segna il 50esimo anniversario della Mulago Foundation di San Francisco, organizzazione che supporta principalmente realtà in fase earlystage in prima linea per la riduzione della povertà. Abbiamo il sospetto che la Fondazione valicherà questo traguardo senza grande enfasi mediatica. Se da un lato rispettiamo il desiderio della Fondazione di non indulgere nell’autocompiacimento, dall’altro crediamo che l’organizzazione meriti un riconoscimento esteso: negli ultimi dieci anni, infatti, Mulago ha fatto un gran lavoro nel praticare e promuovere il mantra della “high-performance”.

Ranier Arnhold era un pediatra che trascorreva diversi mesi ogni anno a curare i bambini nei Paesi emergenti. Anche se non ne parlava mai, proveniva da una famiglia di famosi bancari e nel 1968 decise di costituire Mulago come suo personale veicolo filantropico.

Nel 1993, Arnhold si trovava insieme a un giovane protégé, l’emergente Dr. Kevin Starr,  in una trasferta medica nelle Ande boliviane. Al secondo giorno del percorso, il 69enne Arnhold, forse il membro più in forma del gruppo, si accasciò a terra. “Corsi verso di lui ma era già senza polso” ci raccontò Starr. “Venne fuori in seguito che aveva subito un forte infarto, morendo istantaneamente”.

A fronte di questo decesso imprevisto, Starr decise di ridurre i propri turni al Dipartimento Emergenze per guidare Mulago. Gli occorsero oltre dieci anni di viaggio e studio per comprendere cosa fosse necessario per creare un impatto duraturo su larga scala, e come Mulago potesse dare un valore aggiunto per progettare, misurare e performare ad alti livelli. “Quando ebbi le idee più chiare, mi rivolsi a persone che potessero aiutarmi a trasformare queste idee in un lavoro sistematico”.

La prima assunzione nel 2007 fu di alto livello: Laura Hattendorf aveva sviluppato grandi capacità di problem-solving nei settori privato e non profit. “Abbiamo abilità e attitudini complementari” racconta Starr. “Laura sapeva come trasformare le idee in progetti operativi… non aveva trascorso lunghi periodi in ambienti affetti dalla povertà, ma io sì.”

Oggi, Starr, Hattendorf e il loro piccolo – ma potente – team incantano le organizzazioni loro beneficiarie grazie a un approccio che combina passione e precisione, e che potete approfondire sul sito di Mulago o nelle colonne della Stanford Social Innovation Review. Ecco i principi chiave:

  • Non investiamo in organizzazioni che non misurano l’impatto. Volano alla cieca e porterebbero noi a fare lo stesso. 
  • L’impatto a larga scala non dipende dai progetti ma dal lavoro delle organizzazioni. 
  • Le donazioni non vincolate favoriscono innovazione e crescita… Se non siamo convinti che un’organizzazione sappia utilizzare il denaro meglio di noi, non lo eroghiamo. 
  • Non abbandoniamo una cosa buona. Se continuiamo a vedere impatto e crescita restiamo nel gioco. 
  • L’ultima cosa che vogliamo è sprecare tempo ed energia di coloro che provano a salvare il mondo. Richiediamo una reportistica annuale e la metodologia di valutazione dell’impatto: a parte questo, ci è sufficiente la documentazione che un’organizzazione dovrebbe avere normalmente già a disposizione.
  • Noi…cerchiamo organizzazioni con grandi soluzioni alla povertà e l’abilità di ampliare la scala del proprio impatto. Quando le troviamo, le condividiamo con donatori che hanno la nostra stessa visione. Vogliamo assicurarci che i migliori a generare impatto abbiano i mezzi per farlo. 

Il prossimo mese, la Leap Ambassador Community esplorerà il caso Mulago nella serie “Funding Performance”. Troverete i detagli per i principi enunciati sopra e contributi delle organizzazioni sostenute da Mulago su cosa voglia dire lavorare con una fondazione che “supporta il nostro viaggio verso la high-performance come nessun altro donatore”, per dirlo con le parole di Kate Cincotta, la cui organizzazione lavora per fornire acqua potabile nelle aree rurali del Ghana.

Arnhold una volta si lamentò dicendo che sentiva di aver gettato un sasso nello stagno, senza creare un impatto duraturo. Sarebbe fiero di vedere dove, dopo 25 anni, il suo protégé ha portato la Mulago, fornendo alle non profit il necessario per operare ai massimi livelli.

 

E ora alcuni brevi update dalla Leap Community:

  • Matt Forti, Leap Ambassador e managing director di One Acre Fund, fornisce buoni spunti per le non profit che cercano di costituire un board di valore aggiunto per l’organizzazione. Nel suo articolo SSRI “Challenging Conventional Wisdom on Nonprofit Boards,” Forti suggerisce di “coltivare” piccoli board coesi invece che “tentare di attrarre il numero maggiore di evangelisti della causa andando a creare vasti organi di governo”; di creare delle review periodiche piuttosto che fissare mandati a termine; e di ridurre gli obblighi di fundraising che rischiano di escludere soggetti strategici con grandi competenze.
  • Se la vostra organizzazione può vantare grandi livelli di performance, potete considerare di applicare al Drucker Prize di 100.000$ entro il 30 aprile. Siamo consapevoli che i premi sono stati oggetto di forti criticismi, ma siamo grandi fan di questo in particolare: dato che rende disponibili a tutti i partecipanti una learning platform di qualità, crediamo che anche solo applicare possa essere di grande valore. Con le parole di un partecipante, “Ho apprezzato molto quest’esperienza. Ora che ho condiviso internamente come funziona, litighiamo per decidere chi parteciperà l’anno prossimo”.
  • L’ultima parte del titolo di Leap of Reason “… in un’era di risorse scarse” vale ancora oggi, nonostante la crescita dell’economia. Per averne una prova, basta scorrere il nuovo report The Financial Health of the United States Nonprofit Sector di Oliver Wyman, SeaChange Capital Partners, e GuideStar. Lo studio evidenzia come circa il 50% delle non profit americane siano sull’orlo del “baratro finanziario”. Cosa si intende con “baratro” per la precisione? Significa che hanno riserve liquide per meno di un mese. Il The Performance Imperative Organizational Self-Assessment (PIOSA) suggerisce fortemente che le non profit mantengano riserve per almeno tre mesi.
  • La Leap Ambassador Julie Russell, senior vice president per la pianificazione e la valutazione di United Way of Greater St. Louis, ci ha appena informato che il suo CdA ha approvato il nuovo processo di erogazione  – un grande balzo in avanti per un’organizzazione quasi centenaria. Le precedenti formule di finanziamento erano base sulla tradizione, andando a favorire i beneficiari storici. Il nuovo modello porrà enfasi sugli outcome dei beneficiari, sulla performance, e sui dati dei bisogni comunitari. “Si tratta di una trasformazione radicale: sono grata al lavoro della Leap Ambassadors Community per averci aiutato a definire la strada” dice Julie.
  • Siamo piacevolmente sorpresi per la serie di recenti vittorie a livello federale a favore di politiche evidence-based. La legge finanziaria approvata il 9 febbraio include un nuovo fondo da 100$ milioni per creare partnership pubblico-private basate su modelli pay-for-success; un nuovo approccio per gli affidi che permette agli Stati di utilizzare fondi federali per servizi preventivi basati sui dati; e risorse per iniziative “tiered-evidence” a sostegno dell’istruzione, per prevenire le gravidanze adolescenziali e ridurre la povertà.  Results for America e il Social Innovation Research Center forniscono utili risorse per approfondire nel dettaglio queste iniziative.
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