Leap Update: un esempio immediato dell’importanza della performance

Il giorno dopo Natale 2013, un giovane chiamato Emile della Guinea cominciò a mostrare sintomi di febbre, vomito e diarrea. Morì due giorni dopo. In un paio di settimane, anche la sorella e la madre vennero meno. Per la fine di marzo 2014, gli scienziati dell’Institut Pasteur francese determinarono che la causa era l’ebola dello Zaire, la variante del virus più letale. La malattia di Emile si diffuse fino a diventare la più grande epidemia di ebola della storia, provocando il panico nel mondo. Ebola is devouring everything in its path titolava il The Washington Post. 

La non profit Last Mile Health era in prima linea per contrastare l’ebola: nel 2007 i co-fondatori Dr. Raj Panjabi e Dr. Amisha Raja avevano preso i $6.000 dollari ricevuti da parenti e amici per il loro matrimonio e cominciato a formare, equipaggiare e pagare cittadini comuni per trasformarli in “agenti di salute comunitaria” in Libera, un Paese con solo 51 dottori rimasti a fronte di una popolazione di 4 milioni di abitanti; i Panjabi erano cresciuti in Liberia ma erano dovuti fuggire a causa della sanguinosa guerra civile.

Poco prima dell’epidemia di ebola, Last Mile Health ricevette un grande supporto dalla Mulago Foundation. Panjabi era stato nominato fellow nel 2011 e, nel corso dei due anni di fellowship, il team di Mulago insieme a esperti esterni aveva aiutato lui e i suoi colleghi a perfezionare il modello di Last Mile Health – non solo in termini di efficacia ma di scala. “Il team di Mulago continuava a mettere in dubbio le nostre ipotesi aiutandoci a ridefinire meglio il nostro lavoro” dice Punjabi. “Questo ha permesso di migliorare fortemente le nostre operazioni in Liberia. Rimangono il nostro miglior ‘sparring partner’ – ponevano domande scomode per il desiderio di vederci avere successo ed allargare il nostro impatto a più persone“.

Durante l’epidemia, Mulago ha fornito un considerevole supporto a Last Mile Health in modo da aiutare il governo liberiano a formare oltre 1.300 agenti di sanità comunitari. In aggiunta a una donazione di quasi $2 milioni, Mulago ha aiutato a raccogliere altri $7 milioni da membri del consorzio Big Bang Philanthropy. “Dal primo supporto che abbiamo ricevuto da Mulago nel 2013, il budget di  Last Mile Health è aumentato dieci volte, in buona parte per il supporto e l’advocacy di Mulago” racconta Panjabi.

Il presidente Clinton, che visitò la Liberia brevemente prima che venisse dichiarata libera dall’ebola, celebrò Panjabi e il suo team per il ruolo cruciale svolto per aiutare il governo a contenere l’epidemia in modo rapido ed efficace. “Trascorrere tempo con Raj Panjabi vuol dire vedere direttamente cosa succede quando persone con coraggio e compassione fuori dal comune si mettono in prima linea per affrontare le sfide più complesse del nostro mondoscrive Clinton sul TIME.

Alcuni leader vedono l’investimento nella high-performance come un passatempo ozioso per un giorno assolato. Per Mulago e il team di Last Mile Health, ha significato invece la differenza tra la vita e la morte – per gli agenti di salute comunitaria che rischiavano le vite nelle zone rosse, per milioni di famiglie liberiane, e infine per decine di milioni di persone in città lontane come Dallas e New York.

Per sapere di più sull’aiuto di Mulago a Last Mile Health, date un’occhiata a “Blunt Talk, Sharp Thinking,” ultimo update della serie “Funding Performance” della Leap Ambassadors Community. Che ci si confronti con sfide di scala globale o a livello della propria comunità, troverete approfondimenti utili su come costruire una partnership non profit/ente erogatore di valore per entrambe le parti.

E ora alcuni brevi update dalla Leap Community:

  • In “Backed by a Band of Philanthropists, Nonprofit Makes Dramatic Progress in Reducing Childhood Deaths,” Kerry Dolan di Forbes evidenzia un altro grantee di Mulago che sta impattando fortemente in Africa. Si tratta della non profit Muso , che ha sviluppato un pionieristico approccio proattivo di erogazione di servizi sanitari producendo una “storica trasformazione nella sanità pubblica […] Quando Muso cominciò i suoi studi nel 2008, 1 bambino su 7 moriva prima dei 5 anni. Sette anni dopo, il tasso è precipitato a 1 su 142, il più basso nell’Africa sub-sahariana e pari alla percentuale in USA.” Come Last Mile Health, Muso ha ricevuto il supporto diretto ($1 milione) e indiretto (quasi $6 milioni) di Mulago e dei membri di Big Bang Philanthropy.
  • In “The Predicament of Strategic Philanthropy,” la consulente Katherine Fulton illustra in modo egregio come le fondazioni alla ricerca di risultati significativi e misurabili possano spesso auto-sabotarsi diventando troppo prescrittivi e preponderanti nei controlli. “Al suo stadio peggiore, la filantropia strategica rischia di diventare un mix di arroganza e ignoranza, che comanda senza possedere la comprensione cruciale del contesto, e tratta le organizzazioni beneficiarie come strumenti per il raggiungimento degli obiettivi del fondatore più che come partner” scrive. Si tratta di una critica secca ma costruttiva che dovrebbe far riflettere ogni finanziatore attento all’impatto sociale su come instaurate relazioni più efficaci con i propri grantees. 
  • La Leap Ambassadors Community ha aggiornato il  Performance Imperative Organizational Self-Assessment (PIOSA) per rendere più semplice alle non profit l’utilizzo in modalità di roadmap, per identificare e agire sui bisogni organizzativi chiave. Il nuovo PIOSA rende più facile confrontarsi con un paio di filoni alla volta, e include anche una app che fornisce automaticamente un feedback ai rispondenti in forma di report. Grazie alla collega Ingvild Bjornvold  per l’ottimo lavoro.
  • In “Promoting Diversity Goes Hand in Hand With the Push for Effectiveness,” le Leap Ambassadors Lissette Rodriguez e Fay Twersky rispondono ai recenti post di Kathleen Enright e Vu Le che sostengono che promuovere l’efficacia delle non profit possa danneggiare loro e i loro utenti. Rodriguez e Twersky riconoscono che le fondazioni “devono migliorare molto per mettere al centro le voci e le opinioni delle comunità per cui agiscono”. Ma sostengono che efficacia e diversità/inclusione non siano concetti esclusivi. Tra gli esempi che citano, riportiamo il seguente: “A un certo punto il direttore di Harlem Children’s Zone si irritò perché i dati mostravano come un programma specifico stesse avendo poco effetto. Geoff Canada disse al direttore ‘Non arrabbiarti con i dati. Non possiamo innamorarci dei nostri programmi. Dobbiamo innamorarci della nostra mission. E i dati sono uno strumento per perseguirla e apportare correzioni durante il percorso’ “.
  • La Laura and John Arnold Foundation stanno sollecitando application per grant tra $1 e $5 milioni per aiutare governi statali e locali e adottare programmi la cui efficacia sia stata dimostrata da solidi studi controfattuali. “La maggior parte dei programmi sociali, valutati rigorosamente, sfortunatamente non producono gli effetti sperati – un fattore che non riguarda solo le politiche sociali ma anche altri settori come la medicina e il business. Senza un forte focus su programmi basati sulle evidenze, è difficile che le politiche sociali possano affrontare con successo povertà,  fallimenti educativi, violenza, abuso di sostanza, e altri problemi critici negli Stati Uniti” riporta la Fondazione.

 

Eventi e Webinar

  • Good Tech Fest” conference; May 22-24; Detroit, MI; Data Analysts for Social Good
Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione o per aiutarci a fornire i nostri servizi. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento, acconsenti al nostro uso dei cookie.
Chiudi
Info