Hivos e Hivos Impact Investments

Come sostenere i “frontrunner”, protagonisti del cambiamento in grado di ridurre la povertà, incentivare l'utilizzo sostenibile delle risorse naturale e diminuire le disuguaglianze sociali. L'intervista a Edwin Huizing, Direttore esecutivo di Hivos e Jaap Spreeuwenberg, Direttore di Hivos Impact Investments

Hivos, organizzazione ispirata ai valori dell’umanesimo, è stata fondata nel 1968. Cinquant’anni dopo, opera in 43 paesi in Africa, Sudest asiatico e America Latina con 4 Centri multiarea e 6 Sedi nazionali, e collabora con 445 organizzazioni partner. Hivos attualmente conta 384 dipendenti (di cui 137 nei Paesi Bassi) e le sue entrate totali ammontano a 127,9 milioni di euro. Può parlarci delle origini e dell’evoluzione di Hivos nel corso degli anni?

Edwin Huizing. Siamo un tipico prodotto della fine degli anni ’60: in quegli anni nei Paesi Bassi sono sorte diverse organizzazioni e fondazioni di aiuto allo sviluppo, spesso ispirate da fedi religiose o da valori forti quali cattolici, protestanti, socialdemocratici o umanistici. Noi nasciamo come organizzazione che si ispira ai valori dell’umanesimo, e siamo attivi ormai da 50 anni. La nostra azione si concentra sui diritti umani, la giustizia sociale, il people empowerment, il women empowerment, nella prospettiva di offrire alle persone l’opportunità di realizzare se stesse. Fin dall’inizio abbiamo offerto ogni genere di servizio per permettere alle persone di sviluppare il loro potenziale all’interno delle comunità di riferimento, e questa è la ragione principale per cui Hivos collabora con un gran numero di stakeholders e costruisce soluzioni compartecipate con partner della società civile. Questo è il nostro metodo, ci battiamo per una società plurale, nella quale tutti possano prendere iniziativa e realizzarsi all’interno della propria comunità. Rispettiamo le diversità: siamo stati tra i primi a parlare di women empowerment 40 anni fa, e oltre 30 anni fa abbiamo iniziato a difendere i diritti delle persone omosessuali in Africa, Asia e America Latina. Hivos crede nel binomio integrazione-formazione, e grazie ai suoi progetti ha dato voce a queste persone, come continua a fare anche oggi, perseguendo soluzioni create da tutti coloro che vogliono prendere in mano la propria vita.

 

Il vostro approccio al cambiamento si basa su tre elementi: il sostegno ai frontrunners e alle loro idee; la messa in rete di diversi stakeholders e la coprogettazione; la sensibilizzazione della classe politica e l’implementazione delle soluzioni su vasta scala. Può parlarci di questi elementi e del motivo per cui li avete adottati?

Edwin Huizing. In principio ci eravamo concentrati sulla promozione di una società civile solida e dinamica nei paesi in cui lavoravamo, scoprendo però presto che in molti in questi paesi non esisteva una forte società civile; allora abbiamo deciso di coinvolgere singole persone che si impegnavano, rischiando personalmente per affrontare temi sociali di cui allora nessuno si occupava. Ci siamo sforzati di creare un ambiente favorevole, anche a livello politico, in cui le nostre proposte potessero avere una reale possibilità di sviluppo. In Africa, per esempio, negli anni ’70, ’80 e ’90 c’erano ancora molte dittature… l’unica soluzione era cercare attivisti, o persone con grandi ideali, proposte innovative e coraggio. Li abbiamo chiamati frontrunners e abbiamo chiesto loro di unirsi a noi per costruire comunità che potessero cambiare la mentalità comune. Non ci rivolgiamo solo a organizzazioni con una identità specifica: a volte può esserci un gruppo di contadini che si oppongono ai metodi di produzione dell’industria alimentare e sono a favore di un’economia più giusta, di un sistema alimentare sostenibile… questi individui sono già portatori di cambiamento, semplicemente li aiutiamo a dare un nome alla loro azione, a sviluppare idee intelligenti e metodi innovativi. Sosteniamo le loro proposte più promettenti e le applichiamo su larga scala. Oggi il mondo deve affrontare ancora grandi sfide, ma in un sistema più complesso: i paesi sono connessi e dipendenti tra loro a causa della globalizzazione, e bisogna unire le forze per trovare soluzioni che funzionino davvero. Le chiamiamo iniziative multilaterali, che richiedono un impegno a lungo termine da parte dei partecipanti per generare un impatto reale. Negli ultimi dieci anni abbiamo cercato di sensibilizzare la classe politica per arrivare a soluzioni coinvolgendo diversi attori, con l’obiettivo di creare un impatto partecipato su problemi complessi. Abbiamo imparato facendolo: abbiamo bisogno di collaborare con altre ong, col settore privato, con la società civile e certamente anche con i governi, in modo che riescano a recepire le richieste della società civile. Questo aspetto è sempre più presente e determinante nei nostri progetti.

 

Hivos eroga finanziamenti a organizzazioni partner e a progetti, e sperimenta meccanismi di finanziamento alternativi come il crowdfunding e l’impact investment. Quali sono I principali vantaggi che si ottengono se non ci si limita alle erogazioni nel sostenere il sociale? 

Edwin Huizing. Investiamo in microcredito a partire dai primi anni ’90, perché non crediamo che le erogazioni siano l’unica soluzione. A volte sono più importanti i prestiti. Abbiamo costitutito una fondazione autonoma, Hivos Triodos Fund, per sperimentare il microcredito e l’equity, spesso in valuta locale, gettando le basi per una crescita nel settore del crowdfunding e dell’impact investment. 

Jaap Spreeuwenberg. L’intuizione fondamentale è che gli imprenditori possono innescare il cambiamento. Hivos vede gli imprenditori di tutte le età come frontrunner per il cambiamento, e li sostiene come protagonisti in questo senso, per ridurre la povertà, incentivare l’utilizzo sostenibile delle risorse naturale e diminuire le disuguaglianze sociali. Il problema semmai riguarda la relazione da stabilire con loro per non influenzare il mercato: se si vuole un mercato dove gli imprenditori possano crescere nel contesto di un sistema finanziario solido ed equo, la prima questione dovrebbe essere sempre quella di creare un onesto sistema di equity invece che fare semplici erogazioni. Ampliando la prospettiva credo sia interessante offrire diversi tipi di capitale, in modo che i privati possano investire e realizzare un ritorno positivo. In effetti gli strumenti di finanziamento nel nostro portafoglio sono diversificati e consentono di ottenere profitti a breve termine. Il capitale bancario è interessante perché può essere conservato nel tempo, in prospettiva, oppure reinvestito, o ancora tenuto a portata di mano per innescare il cambiamento. Le persone vogliono pensare in grande: personalmente amo molto fare investimenti equity nelle organizzazioni al posto di distribuire grandi erogazioni perché questo porta a collaborazioni molto più alla pari rispetto al sistema dei erogazioni. Si cresce insieme alle imprese, e se tutto va bene si arriva a una partnership a lungo termine con l’imprenditore, la strategia dell’organizzazione si rafforza e si ottiene una crescita reale. È una relazione di sostanza invece che meramente finanziaria.

 

Hivos detiene la proprietà di Hivos Impact Investments, società indipendente che investe in start up scalabili sia dal punto di vista finanziario che dell’impatto. Qual è stata la ragione che vi ha portato a creare una struttura formalmente separata dedicata all’impact investing? Potete spiegarne origini ed evoluzione? 

Edwin Huizing. Abbiamo dato vita a una società separata dalla fondazione per due ragioni fondamentali. La prima è che se ci si sposta dalla gestione sul campo all’investimento finanziario servono altre risorse umane, in modo da allineare dimensioni e struttura dell’organizzazione alle nuove esigenze. La seconda è che avevamo bisogno di personale esperto nel risk management, che ci garantisse che non ci sarebbero state grosse conseguenze sulla fondazione in quanto tale nel caso fosse successo qualcosa alla società, o le cose semplicemente non fossero andate per il verso giusto. L’alleanza con Triodos Bank è molto importante per raggiungere questo risultato. Hivos ha deciso che era tempo di ripensare il proprio coinvolgimento nell’impact investing e nel microcredito, e questo richiedeva strumenti diversi.

Jaap Spreeuwenberg. Ci è sembrato più conveniente essere una realtà profit piuttosto che una fondazione anche nei confronti degli investitori commerciali sul campo, perché quando investi denaro e scommetti su imprenditori che dovrebbero realizzare profitti, essere una società diversa è visto come un vantaggio. Devi essere ciò che vorresti che gli altri diventassero. Siamo una società indipendente che si occupa di impact investing, di proprietà di Hivos, quindi abbiamo la flessibilità di una startup unita a tutto il network e l’esperienza di un grande marchio. Siamo parte di una grande famiglia, e il nostro rapporto è molto simile a quello che io ho con i miei familiari nella vita reale: a volte sono solo io, Jaap, sono indipendente e non mi importa di quello che pensano loro, ma in alcune circostanze come a Natale, per esempio, o quando ho bisogno di qualcosa torno dai miei, li chiamo, sono parte di me. Con Hivos è lo stesso: tutti gli investivmenti che Hivos realizza in Africa per mettere insieme realtà diverse sono allineati con la filosofia di Hivos Foundation. L’Africa ha un enorme potenziale, e questo è un momento cruciale per dimostrare la nostra efficienza e anche per snellire la nostra organizzazione, dato che eroghiamo finanziamenti compresi tra 50mila e 500mila euro; la sfida per noi è non accelerare le operazioni, costruire una rete, una squadra sul campo, a Sud, spostando mano a mano le responsabilità dal nostro personale a L’Aia a quello dei paesi in cui oggi siamo presenti.

 

Hivos Impact Investments gestisce due equity impact fund con l’obiettivo di creare un impatto positivo e un profitto finanziario. I due fondi sono: 1) Hivos Food & Lifestyle Fund 2) Hivos Mideast Creative Fund. Come avete selezionato questi temi e queste aree geografiche? Dove investite e come funzionano I fondi?

Jaap Spreeuwenberg. La prima domanda a cui rispondere è «dove Hivos ha la maggiore e più comprovata esperienza?». È ormai da alcuni anni che Hivos si dedica alla promozione di finanziamenti locali attraverso fondi erogati a singoli progetti della società civile. Dove abbiamo una buona rete ed esistono opportunità di mercato per fare investimenti in aziende dalle buone prospettive, i progetti tendono a essere più forti; d’altra parte, si possono ottenere ottimi risultati anche quando il mercato è debole. Un esempio? Abbiamo deciso di puntare sui paesi del Sud dell’Africa invece che su quelli dell’Est: a Est infatti operano già diverse organizzazioni che si occupano di impact investment e le imprese su cui investire sono relativamente poche, per cui il mercato risulta abbastanza affollato. Messa così, sembrerebbe di poter dire che la rete e i progetti di Hivos a Est siano più forti che a Sud, ma a Sud non c’è nessun operatore, quindi l’impatto che possiamo generare coni nostri investimenti è relativamente grande; ci stiamo concentrando sugli investimenti che possano prevenire l’ulteriore sfruttamento del suolo, migliorare l’alimentazione e prevenire lo spreco di cibo. Siamo i primi investitori stranieri in Zimbabwe, e crediamo di poter fare davvero la differenza. Oggi gli investitori vogliono assoluta trasparenza, quindi per noi è interessante aver scelto i paesi africani del Sud invece di quelli dell’Est. Abbiamo appena aperto un fronte, siamo forti della nostra esperienza e del nome Hivos Foundation, per noi è un’opportunità per investire il nostro denaro, attirare investitori e allo stesso tempo fare davvero la differenza sul campo. In questo momento abbiamo anche un investitore italiano, il Cesvi, e vorremmo aprire ad altri investitori del vostro paese.

 

Come misurate l’impatto sociale generato dai progetti sostenuti sia con le erogazioni che con l’impact investing? 

Jaap Spreeuwenberg. Da tempo siamo impegnati in un articolato processo di misurazione, con i nostri consulenti e il personale della Fondazione, oltre che con gli imprenditori che finanziamo, e devo dire che siamo molto soddisfatti dei risultati. Misuriamo certamente l’impatto generato, ma non vogliamo che l’impresa finanziata venga appesantita da troppa burocrazia. Il primo passo è osservare il cambiamento determinato nel settore della salute: vogliamo che le persone si alimentino in modo migliore, più sano, con cibo prodotto in loco, in modo da creare posti di lavoro locali. Abbiamo tradotto questi cambiamenti in 6 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) che per Hivos sono molto importanti, e chiediamo ai nostri partner e a chiunque collabori con noi quali sono gli indicatori da misurare o comunque gli elementi di cui tenere conto da un punto di vista imprenditoriale. Questo lavoro si riassume poi in 40 indicatori che stabiliscono se un certo imprenditore possiede determinati requisiti che lo rendono idoneo all’investimento. Se così è, ci riuniamo per stilare un accordo da sottoporgli o sottoporle: tali indicatori vengono quindi inseriti nel nostro sistema ed è quest’ultimo a inviare, ogni tre mesi, un questionario a cui l’imprenditore deve rispondere. Tutti gli indicatori più importanti riguardano l’impatto e l’idoneità dell’impresa, ma anche i progressi compiuti nel trimestre, per misurare, per esempio, quanti posti di lavoro sono stati creati per le donne, o se un certo prodotto, come il tè rosso biologico, ha davvero effetti positivi sulla salute e quanto la produzione è aumentata. Inseriamo poi tutti questi numeri nel bilancio.

 

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