UBI Comunità, l’idea e i risultati

UBI Comunità, l’idea e i risultati

UBI Banca, terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione di borsa, da quasi un decennio ha una struttura, rafforzatasi fino a diventare un’area strategica con oltre 50 specialisti, dedicata alle esigenze del Terzo Settore e degli Enti Pubblici e dei Sistemi Associativi.
Abbiamo intervistato Vincenzo Algeri, responsabile dell’Area UBI Comunità, e Guido Cisternino, responsabile della divisione commerciale Terzo Settore ed Economia Civile.

Perché la scelta di un’area dedicata a questi ambiti?
Vincenzo Algeri: “UBI Banca, partendo da una sensibilità e una esperienza storicamente presenti nelle banche che l’hanno formata, ha costituito nel 2011 una struttura commerciale con un modello di servizio e un’offerta dedicati al mondo del non profit e del privato sociale intuendo che questa strada avrebbe condotto ad una maggiore comprensione di questi “mondi”, consentendoci di erogare un servizio migliore e personalizzato, grazie anche alle progettualità e alle partnership instaurate nel tempo a supporto delle comunità di riferimento. Nel 2016 l’ambito di presidio di UBI Comunità si è ulteriormente ampliato con la sua trasformazione in un’Area strategica della nostra banca, con all’interno due divisioni commerciali, una dedicata appunto al terzo settore e all’economia sociale e l’altra agli enti pubblici e ai sistemi associativi”.

Ma la vostra è una offerta commerciale o un sostegno alla crescita delle comunità locali?Vincenzo Algeri
Vincenzo Algeri: “Le due cose non sono in contraddizione in un gruppo con la nostra storia e i nostri valori. La nostra Area ha con ancora maggiore focus il fine di unire, nelle nostre realizzazioni e progettualità, business e promozione del valore condiviso. Il ruolo strategico dell’area UBI Comunità è proprio quello di non essere dedicata solo al presidio dello sviluppo commerciale del business collegato al mondo dell’Economia Civile, del terzo settore, degli enti pubblici e delle diverse realtà associative presenti nei territori di riferimento, ma di mettersi in gioco come attore e facilitatore di iniziative volte a promuovere e sostenere, accompagnandolo, lo sviluppo economico e l’innovazione sociale dei territori in cui operiamo.
Otteniamo ciò anche attraverso la promozione di meccanismi di ibridazione e contaminazione tra le diverse realtà, iniziative sostenibili dal punto di vista economico e sociale in grado di generare appunto valore condiviso. In altri termini, unendo capacità, competenze e sensibilità complementari abbiamo raggiunto risultati non conseguibili nella tradizionale logica di separatezza tra banca e cliente. Pensiamo agli strumenti di finanziamento dedicati ai progetti realizzati in ambito sociale o a strumenti innovativi come Trust in Life: una collaborazione tra banca e realtà come Anfass e CGM che, dando attuazione alle possibilità offerte dalla legge cosiddetta sul “dopo di noi”, consente di fornire soluzioni innovative per il futuro di persone con disabilità quando verrà loro meno il supporto della famiglia, grazie alla possibilità di attivare i cosiddetti Trust multi beneficiario”.

Ma questi risultati sono tangibili? Misurabili?
Vincenzo Algeri: “Non è immediato comprendere come valutare un beneficio sociale. Come UBI Banca, fin dal fin 2015 abbiamo colto l’importanza della valutazione dell’impatto sociale generato dai progetti e dalle iniziative promosse dalle organizzazioni non profit partner introducendo lo strumento SROI (Social Return On investment) nel processo di strutturazione di alcuni strumenti di investimento come i Social Bond o fondi SRI (Sustainable and Responsible Investment). Ciò ha contributo a diffondere e consolidare la cultura della valutazione dell’impatto presso le organizzazioni non profit partner. Lo strumento SROI, Social Return On Investment, si è confermato nel tempo, pur con i suoi limiti, complessità e non universale applicabilità, come un metro efficace di misurazione e di rendicontazione”.

La vostra Area è attiva nella “educazione finanziaria”. Che cosa significa?
Vincenzo Algeri: “E’ una delle strategie con cui intendiamo generare valore per le Comunità in cui operiamo, in partnership con le Istituzioni, le scuole e i loro insegnati: nell’ultimo anno scolastico oltre 16.000 giovani studenti hanno utilizzato i nostri percorsi info/formativi. Svolgiamo una attività continuativa volta ad innalzare conoscenza e competenze finanziarie, assicurative e previdenziali e migliorare la capacità di fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni, rivolta non solo alle giovani generazioni ma anche ai senior e alle persone più fragili.
Riteniamo che rispondere con le competenze delle persone del nostro gruppo ad un bisogno evidente sia un modo responsabile ed etico di svolgere il nostro ruolo non solo economico, ma anche sociale“.

Qual è l’origine dell’attività commerciale specialistica dedicata al Terzo Settore ed Economia Civile, che all’interno di UBI Comunità si rivolge al privato sociale?
Guido Cisternino: “Fin da 2011, quando costituimmo una struttura commerciale specializzata di UBI Banca rivolta al Guido Cisterninoterzo settore e all’economia civile, abbiamo colto, da un lato, la necessità di aumentare l’efficacia della nostra azione nei confronti del variegato mondo del non profit, e, dall’altro, l’importanza di sostenere gli investimenti e l’innovazione sociale dell’imprenditoria sociale ed in generale di accompagnare gli enti del terzo settore nei loro processi di crescita economicamente sostenibile.
Questo obiettivo risulta sempre più valido a maggior ragione in uno scenario che vede la progressiva contrazione strutturale delle risorse pubbliche e l’emergere di forti cambiamenti sociali e demografici.
Nel corso di questi anni abbiamo non solo arricchito progressivamente la nostra piattaforma di prodotti, servizi e linee di credito dedicate, ma soprattutto abbiamo affinato quello che ritengo il nostro approccio distintivo al settore: la capacità di creare legami e relazioni forti basate sul confronto e sull’ascolto, sulla messa a disposizione delle nostre conoscenze, competenze e tecnologie nonché sul coinvolgimento dei nostri clienti e dipendenti in un’ottica multi stakeholder.

In concreto, quali sono i risultati di questi anni di sviluppo e di partnership con gli enti del Terzo Settore?
Guido Cisternino: Noi riconosciamo i soggetti del terzo settore come un partner con cui condividere obiettivi, progetti e percorsi di sviluppo a supporto delle comunità di riferimento, per creare un impatto positivo sul territorio e sulle comunità stesse.
Tale approccio strategico ci ha consentito di conseguire importanti risultati in termini sia progettuali e di innovazioni introdotte nel settore, sia di posizionamento competitivo: dal confronto e dall’ascolto con questi interlocutori sono nati strumenti di finanza sociale come i Social Bond (90 progetti correlati ad altrettante emissioni obbligazionarie che ci hanno consentito di erogare oltre 4,7 milioni di euro di contributi a sostegno dei progetti e di stanziare 20,5 milioni di euro di plafond di finanziamenti a condizioni competitive), i Finanziamenti ad Impatto Sociale strutturati con “meccanismi impact” di tipo “pay for success” (con operazioni realizzate per circa 60 milioni di euro) o il progettoTrust in Life in ambito della legge sul “durante e dopo di noi” con la possibilità di strutturare, in collaborazione con associazioni e fondazioni, trust multi beneficiari in chiave mutualistica e sussidiaria come richiamato poco fa da Vincenzo Algeri.
Dal punto di vista del posizionamento competitivo, la nostra quota di mercato negli impieghi al non profit è aumentata dal 7,55% nel 2011 al 10,22% a giugno di quest’anno, così come il peso degli impieghi alle organizzazioni non profit sul totale degli impieghi al settore privato è aumentato nello stesso periodo del 20% circa, a fronte di una leggera contrazione a livello di sistema bancario.

In sintesi, qual è la vostra “mission”?
Guido Cisternino: “La nostra mission è quella di contribuire e favorire la crescita di progetti sociali in modo economicamente sostenibile; per far questo cerchiamo anche di costruire relazioni territoriali come nel caso del progetto UBI Welfare, gestito da una apposita struttura della nostra banca. In questo esempio si tratta di un servizio specialistico che si realizza tramite la creazione di un “ecosistema territoriale”, in ottica di welfare di prossimità, attraverso il coinvolgimento di imprese e cooperative sociali e in generale di soggetti non profit tra i fornitori di servizi di welfare aziendale che proponiamo, attraverso una apposita piattaforma personalizzabile, ai dipendenti delle imprese clienti.
Siamo infine fortemente convinti che da una più stretta collaborazione tra il mondo della finanza e quello del sociale e da forme di collaborazione innovativa tra pubblico, privato e privato sociale possano derivare importanti potenzialità, in termini anche di flussi di capitali privati, a supporto del processo di ammodernamento delle politiche sociali e dello sviluppo economico del nostro Paese”.

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