Il valore della filantropia nella Riforma del Terzo Settore

In Italia, ogni anno la filantropia veicola fra 9 e 10 miliardi di Euro, facendo del Bel Paese il terzo classificato in Europa

Il Valore della Filantropia in Italia

Che il portafogli pubblico non fosse senza fondo è cosa risaputa: Oxford Economics stima che le domande di servizi sociali insoddisfatte dallo Stato ammonteranno a 70 miliardi di euro entro il 2025. È quindi impensabile prescindere da un attore terzo che investa competenze, tempo e denaro per sanare la voragine di bisogni lasciati senza risposta: la filantropia è emersa e si sta affermando come uno dei bacini alternativi di reperimento di risorse, capace di sfruttare esperienze e modalità di intervento che producano un cambiamento – o un impatto – sociale tangibile, costruendo legami con il mondo delle aziende e della finanza altrimenti impensabili.

In Italia, ogni anno la filantropia veicola fra 9 e 10 miliardi di Euro, facendo del Bel Paese il terzo classificato in Europa dietro Germania (24 miliardi) e Regno Unito (25 miliardi). Il flusso italiano di risorse fa capo per gran parte a elargizioni individuali (4,6 miliardi) e fondazioni (1,5), mentre il resto viene prevalentemente da lasciti testamentari e corporate giving.

A pochi mesi di distanza dalla sua definitiva entrata in vigore, la Riforma del Terzo Settore riconosce lo status di ETS (Ente del Terzo Settore) alla nuova figura di “enti filantropici”, accorpando le furono fondazioni, associazioni filantropiche e fondazioni di comunità, e quindi attribuendo a questa categoria una identità e una dignità proprie. Il fine degli “enti filantropici” – si legge nel Codice del Terzo Settore – è quello di “erogare denaro, beni o servizi, anche di investimento, a sostegno di categorie di persone svantaggiate o di attività di interesse generale”.

Insomma, i modelli multi-layer di filantropia strategica hanno ricevuto un importante riconoscimento per quanto riguarda la propria rilevanza e la centralità nella soddisfazione dei bisogni orientata al risultato, e continuano a ricoprire un ruolo centrale nel panorama sociale. Lo sforzo è quindi tutto teso alla generazione di cambiamenti intenzionali e misurabili che sempre più si basino sull’interdipendenza fra esperienze e competenze delle più disparate nature e che mettano al centro le persone e i loro bisogni.

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