Nelle nuove Linee guida non emerge il «valore» della valutazione

Nelle nuove Linee guida non emerge il «valore» della valutazione

In qualità di valutatori, aspettavamo con curiosità e trepidazione la pubblicazione delle Linee guida per la realizzazione di sistemi di valutazione dell’impatto sociale delle attività svolte dagli Enti del Terzo Settore, aspettative che sono state ridimensionate di fronte ad un testo decisamente sintetico e stringato, che non fornisce indicazioni ed orientamenti precisi.

Scorrendo il testo, emerge, a nostro avviso in maniera preponderante, un concetto di valutazione che si focalizza sul “rendere conto”, sul “dar prova” del valore generato, soprattutto in termini economici e di scostamento rispetto a quanto inizialmente pianificato.

La valutazione, un concetto ricco e complesso, perde così una delle sue accezioni secondo noi più significative: la possibilità di “valorizzare”, di restituire la complessità del valore generato, che spesso, soprattutto quando si interviene in ambiti socialmente sfidanti e complicati, è un valore essenzialmente qualitativo, fatto di piccoli passi, di pazienza e di resilienza. Pensiamo soprattutto alle piccole realtà del Terzo Settore, che operano in contesti spesso circoscritti, rispetto a problematiche specifiche e delicatissime, cha spaziano dalle malattie, alla marginalità sociale, alla povertà educativa, e che spesso realizzano interventi preziosissimi per i beneficiari, ma poco quantificabili e difficili da catturare.

Ci auguriamo, quindi, che questa attenzione sulla valutazione intesa come rendicontazione, come “giustificativo necessario”, previsto obbligatoriamente per progetti con un valore monetario importante (superiore al milione di euro per le progettualità pubbliche), non scoraggi le piccole realtà, e, soprattutto, non sminuisca il valore della valutazione, che, nella sua natura più completa, è occasione di confronto interno e di crescita per l’ente realizzatore del progetto, che può comprendere la portata e le diverse implicazioni del proprio operato.

In questo senso, riteniamo che gli enti valutatori, come Fondazione Lang Italia, debbano giocare un duplice ruolo chiave: da un lato, devono farsi garanti di sistemi e approcci di valutazione rigorosi, trasparenti e metodologicamente solidi. Dall’altro, devono mantenere alta l’attenzione sul valore a tuttotondo della valutazione e sulla capacità di catturare e dimostrare, in maniera scrupolosa, i diversi livelli e le diverse sfumature che può assumere un cambiamento.

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