Sviluppo economico sostenibile: il ruolo dell’educazione finanziaria e l’impegno nell’innovazione sociale

In vista del Philanthropy Day, abbiamo voluto approfondire, grazie alla prospettiva di un operatore finanziario al fianco del Terzo Settore, gli elementi che caratterizzano uno sviluppo economico sostenibile.
UBI Banca, infatti, da quasi un decennio ha una struttura, rafforzatasi fino a diventare un’area strategica con oltre 50 specialisti, dedicata alle esigenze del Terzo Settore e degli Enti Pubblici e dei Sistemi Associativi.

Abbiamo intervistato: 

Riccardo TramezzaniResponsabile UBI Comunità 

Guido CisterninoResponsabile Terzo Settore ed Economia Civile

Il Gruppo UBI Banca dedica particolare attenzione ai temi della sostenibilità, dello sviluppo socio-economico e dell’innovazione sociale attraverso un’Area dedicata. Ce ne spiega brevemente la “missione”?

Riccardo Tramezzani:

Consapevole del proprio ruolo economico-sociale, UBI Banca unisce all’ impegno imprenditoriale una forte e convinta attenzione alle condizioni sociali e culturali dei contesti in cui opera. Ed è in forza di questa sensibilità che già nel 2011 è stata costituita UBI Comunità, un’area strategica che ha al proprio interno due divisioni: una dedicata al Terzo Settore e l’altra al mondo degli enti pubblici, dei sistemi associativi e delle altre realtà economiche.
Il Gruppo UBI Banca, attraverso l’Area UBI Comunità, ha quindi strutturato un modello di servizio e specifiche competenze per favorire, tra le altre cose, la creazione di partnership tra tutti gli attori del tessuto socio-economico ovvero del pubblico, del privato e del privato sociale, in grado di generare impatto positivo per i territori in cui opera.
Nell’ambito della strategia rivolta al mondo del non profit, uno dei nostri obiettivi è quello di aumentare la quota di inserimento nel segmento dell’imprenditoria sociale e degli Enti del Terzo Settore in generale, che rappresentano un asset strategico sia in termini relazionali che di ricaduta sulle nostre comunità.  Tale dinamica rappresenta per UBI Comunità un’opportunità di sviluppo del sostegno economico/finanziario rivolto alle “nuove” Imprese Sociali che derivano dall’attuazione della Riforma del Terzo Settore, così come nei confronti delle nuove forme di “ibridazione” sociale tra soggetti economici diversi (profit/non profit).
In un contesto caratterizzato da profondi e sempre più rapidi cambiamenti sia di carattere economico che sociale, gli enti del Terzo Settore si dimostrano infatti soggetti in grado di generare sia valore sociale che economico, spesso attraverso intensi percorsi d’innovazione. Dal punto di vista demografico, l’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite, l’aumento della speranza di vita sono alcuni dei fattori che accelerano l’emersione di nuove categorie di bisogni – personali, familiari, aziendali, sociali – che non trovano sempre adeguata risposta. Anche la crescente attenzione a tutti i temi collegati ad uno sviluppo sostenibile e ai correlati impatti ambientali e sociali genera nuovi bisogni e ambiti di rimodulazione delle attività economiche.
Noi vogliamo metterci in gioco come attore e facilitatore di iniziative volte a promuovere e sostenere, accompagnandolo, lo sviluppo economico e l’innovazione sociale dei territori in cui operiamo, svolgendo un ruolo da protagonista nel favorire la trasformazione di un’economia più responsabile e inclusiva.

Tra le iniziative di carattere sociale in cui UBI Comunità è impegnata, un ruolo importante lo svolge anche l’ambito dell’educazione finanziaria. È così?

Riccardo Tramezzani:

È uno dei progetti più significativi storicamente messi in campo a favore di uno sviluppo economico sostenibile: promuoviamo un articolato piano di attività per il rafforzamento del livello di alfabetizzazione finanziaria dei più giovani e della consapevolezza dell’importanza di tematiche collegate quali il gioco d’azzardo, la ludopatia e la sostenibilità.  Si tratta di un programma strutturato di iniziative educative, realizzato in collaborazione con FEDUF -Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio- sulla base di protocolli approvati da Miur e con le Istituzioni locali, le scuole e i loro insegnanti su tutto il territorio nazionale, rivolto prevalentemente ai giovani in età scolastica. Perché coinvolgere le nuove generazioni, per un intervento che dispieghi i suoi effetti nel medio-lungo periodo e su tutto il tessuto sociale del Paese, è imprescindibile.  Inoltre, la capacità di allocare il proprio risparmio in modo ponderato, si traduce nella possibilità e nella libertà di indirizzare risorse, attraverso le proprie scelte di spesa e investimento, nei confronti di beni di consumo, progetti e imprese sempre più sostenibili. Si alimenta così un circolo virtuoso di sviluppo non solo strettamente finanziario ma, più ampiamente, economico, sociale e ambientale.
Queste attività, nell’ultimo triennio, hanno coinvolto più di 46mila tra studenti e partecipanti ai diversi percorsi formativi che sono stati erogati e, nell’ultimo anno, hanno toccato 24 province di tutto il territorio nazionale.

Ci sono attività di UBI in materia di Educazione Finanziaria rivolte anche al Terzo Settore?

Riccardo Tramezzani:

Nel mese di luglio 2019 è stato avviato un tavolo permanente dell’educazione finanziaria e inclusione sociale in collaborazione con Feduf e Fondazione Triulza, che coinvolge gli operatori del Terzo Settore. Il percorso proposto comprende l’organizzazione di attività formative e seminariali e fornisce strumenti didattici utili a supportare l’attività di educatori ed operatori degli Enti sviluppati da FEduF. Questo impegno consente una moltiplicazione delle effettive ricadute dell’attività, sensibilizzando i minori e le loro famiglie, coinvolti nei progetti promossi dagli Enti del Terzo Settore a contrasto di fenomeni che vedono spesso la povertà economica emergere come conseguenza della povertà educativa e della dispersione scolastica.
Favorire e promuovere iniziative che accrescono la familiarità e le conoscenze in ambito economico-finanziario risponde peraltro a un più esteso richiamo all’educazione come veicolo di sviluppo sostenibile che proviene dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che indica nell’ “obiettivo comune” numero 4 proprio quello di una “Istruzione di qualità”.
L’impegno di UBI in tale ambito è quindi parte del suo impegno più ampio nei confronti dell’attivazione di percorsi di sviluppo sostenibile a beneficio di tutti i suoi stakeholder, a partire dalle comunità e dai territori nelle quali opera.

Dall’esperienza come operatore finanziario e partner strategico degli enti del Terzo Settore, qual è il ruolo che la finanza sociale può rivestire nell’attuale contesto?

Guido Cisternino:

Il tema della finanza sociale è più che mai attuale e al centro del dibattito perché può contribuire a sostenere la capacità di innovare. In un contesto di contrazione strutturale delle risorse pubbliche, di arretramento del welfare pubblico e di forte cambiamenti sociali in atto, la finanza può rappresentare uno strumento in grado non solo di contribuire a sostenere la capacità di investire in innovazione sociale  e di far fronte ai cambiamenti sociali in atto ma anche a fornire una risposta al bisogno di crescita di nuove forme di impresa sociale e dei soggetti del Terzo Settore che evolvono e si strutturano per cogliere opportunità in nuovi mercati e per operare in nuove filiere produttive, quali ad esempio agricoltura sociale, cultura, turismo, abitare, rigenerazione urbana. Siamo dentro un cambiamento strutturale: è fondamentale incoraggiare e sostenere l’innovazione sociale per migliorare i servizi sociali per i cittadini.

In questo contesto qual è l’approccio strategico di UBI Comunità? Come si pone nell’ecosistema di riferimento?

Guido Cisternino:

Premetto che, per quanto importante, il sistema bancario è solo uno degli attori dell’ecosistema dell’offerta. Serve un ecosistema composito e plurale fatto da soggetti e strumenti finanziari diversi, modelli ibridi di intervento in grado di mixare diverse tipologie di interventi che spaziano dal grant e il credito all’equity nonché il coinvolgimento di soggetti quali venture capitalist, incubatori investitori pazienti e fondazioni. In una parola occorre fare rete e sinergia.
Per quanto riguarda UBI Banca, il ruolo strategico che vogliamo assumere come UBI Comunità è quello non tanto, o meglio non solo, di erogatore di servizi, per quanto distintivi e dedicati, ma di co-attore ovvero di player di un sistema più ampio che contribuisce a promuovere e costruire reti, supportare scelte/progetti di investimento, intermediare relazioni territoriali fra soggetti economici e comunità, creare legami, aggregare energie e saperi. Occorre sapere strutturare soluzioni che riconoscano e valorizzino l’impatto sociale generato e per far questo è indispensabile l’ascolto ed il confronto, elementi che posso affermare sono nel dna della nostra banca.

A proposito di intermediare relazioni fra soggetti diversi e fare rete, ci può riportare alcune delle vostre iniziative più distintive ed innovative? 

Guido Cisternino:

Tralasciando gli ormai famosi social bond – per i quali il nostro Gruppo ha collocato 95 Social Bond, per un controvalore di oltre € 1 miliardo di euro, erogando grant per oltre  € 5,2 milioni  a favore di altrettanti progetti a forte valenza sociale, grazie al coinvolgimento di oltre 39.000 sottoscrittori clienti privati – senz’altro un’iniziativa significativa è quella dei finanziamenti ad impatto sociale ovvero quei finanziamenti strutturati con “logiche impact” di tipo “pay for success”  il cui tasso di interesse è collegato ad obiettivi sociali e che prevedono il ristorno di quota parte del tasso come liberalità a sostegno di un progetto sociale collegato in caso di raggiungimento degli obiettivi sociali. Attraverso queste operazioni si possono, ad esempio, strutturare operazioni che prevedono forme di “contaminazione” profit/non profit ovvero il coinvolgimento di realtà profit e non profit (come ad esempio le fondazioni di impresa o famigliari o le imprese sociali) accumunati da un progetto sociale di interesse comune. È ad esempio questo il caso di un recente nostro finanziamento ad un gruppo ospedaliero che prevede un ristorno parziale degli interessi a favore della fondazione collegata all’imprenditore per sostenere un’iniziativa di ricerca scientifica della fondazione. Altro esempio di costruzione di intermediazione di relazioni territoriali è quello del progetto UBI Welfare, gestito da una apposita struttura della nostra banca. In questo caso, grazie al coinvolgimento di imprese e cooperative sociali e in generale di soggetti non profit tra i fornitori di servizi di welfare aziendale che proponiamo, attraverso una apposita piattaforma personalizzabile, ai dipendenti delle  imprese clienti, si viene a creare un vero e proprio “ecosistema territoriale”, in ottica di welfare di prossimità. Infine, il progettoTrust in Life in ambito della legge sul “durante e dopo di noi” con la possibilità di strutturare, in collaborazione con associazioni e fondazioni, trust multi beneficiari in chiave mutualistica e sussidiaria.

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