La Octopus Foundation per la preservazione del patrimonio subacqueo

Octopus Foundation è un'organizzazione svizzera che supporta progetti di preservazione dell'ecosistema marino. L'intervista a Julien Pfyffer, Founder e President, analizza la modalità di intervento della Fondazione attraverso l'erogazione di risorse monetarie e l'utilizzo mirato della tecnologia

La Octopus Foundation per la preservazione del patrimonio subacqueo

La Octopus Foundation è una organizzazione non profit svizzera, che si pone come obiettivo la conoscenza del mondo marino, supportando la ricerca scientifica negli oceani e pubblicandone i risultati. Potrebbe descrivere la nascita e le evoluzioni della Fondazione ?

L’origine della fondazione è molto semplice. Ho studiato giornalismo alla Boston University, e nello stesso tempo insegnavo vela. Al mio ritorno dagli Stati Uniti nel 2006, ho lavorato per diverse riviste francesi. In ognuna di esse, ho compreso che i caporedattori hanno una concezione distorta di cosa sia il mondo marino, e di quanto siamo lontani dal comprenderlo appieno.

Nel 2009, ho lasciato quei media e ho lanciato una rivista digitale indipendente, OCEAN 71 Magazine. L’idea di base stava nel riunire degli specialisti del mare (che includevano skipper e subacquei) per riportare al meglio cosa succedeva nel mare. A quei tempi, abbiamo fatto la nostra prima investigazione principale sull’industria del tonno pinna blu nel mar Mediterraneo.

Purtroppo, nel 2013 l’audience non era ancora pronta a pagare per l’informazione online. Allo stesso tempo, questa esperienza ci ha fatto capire che la nostra attività era effettivamente d’interesse pubblico. Così, nasce la Octopus Foundation.

In seguito, bisognava decidere su quale campo specifico si sarebbe specializzata la Fondazione. La risposta era ovvia: sull’oceano nelle sue due varianti, una vivente (biologia marina), e una storica (archeologia marina). Non vi era una vera scelta da fare. Abbiamo fornito supporto in entrambi i campi.

 

Può fornire un esempio di progetti che la Octopus Foundation sta supportando ?

Seguiamo una linea di principio molto semplice: più persone ed enti sono coinvolti in un progetto, meno sono le chances del progetto di avere successo. Quindi, cerchiamo progetti di piccola scala, con una o due persone che se ne occupano (un biologo o un archeologo), che vi dedichino spesso la loro vita.

Il miglior esempio che possiamo portare è quello della clinica delle tartarughe a Lampedusa. Daniela Freggi è una biologa franco-italiana, che ha dedicato la maggior parte della sua vita (gli ultimi vent’anni) allo studio e alla protezione delle

tartarughe marine nel mar Mediterraneo. L’abbiamo incontrata per la prima volta durante la ricerca sul tonno pinna blu. Di lì a poco, abbiamo scoperto che aveva quasi finito i fondi per raggiugere gli obiettivi che si era prefissata, nonostante fosse riuscita nei pochi anni precedenti a istituire uno centri di soccorso più qualificati e informati sull’argomento di tutto il mondo. L’unica limitata forma di raccolta fondi in essere era l’apertura del suo centro ai visitatori, tutti i pomeriggi nella stagione estiva. Lei e il suo team di volontari hanno salvato circa 300 tartarughe ogni anno, spiegando ai pescatori locali l’importanza della preservazione delle tartarughe per l’equilibrio marino generale.

Daniela è l’esempio migliore della tipologia di persone che crediamo possa beneficiare maggiormente del nostro aiuto.

 

Come supportate i vostri progetti ?

Solitamente, le fondazioni supportano i progetti con l’erogazione di fondi. Questo non è il nostro ruolo principale. Dopo un paio di anni di esperienza, oggi abbiamo compreso che biologi e archeologi marini hanno bisogno di soldi, ma quello di cui dicono di aver maggiormente bisogno sono le risorse umane qualificate. A causa delle risorse limitate, spesso gli scienziati devono far affidamento su volontari, che sono perfetti per aumentare la consapevolezza, ma un po’ meno abili nella conduzione di studi scientifici. Quindi, il nostro aiuto principale è mettere a disposizione il nostro team di esperti, che sono a piena disposizione dei biologi e archeologi, per missioni della durata di due settimane circa, più volte durante l’anno. Inoltre, adattiamo sempre il team ai bisogni degli specifici progetti. Alcuni hanno bisogno di più marinai, altri di più subacquei o piloti di drone.

Un altro mezzo con il quale la Octopus Foundation aiuta i progetti è tramite la tecnologia. Il mare è un ambiente molto aggressivo: il sale, la pressione, la temperatura e il meteo rendono il tutto molto più complicato rispetto alla terra ferma. La filosofia che usa la fondazione a proposito della tecnologia è la seguente: si provano a selezionare degli strumenti (come fotocamere subacquee, droni), ma con dei criteri molto rigorosi. In primo luogo, ogni strumento deve costare sotto i 1.000 euro. La motivazione dietro a questo criterio sta nel fatto che, se uno strumento funziona per un progetto, significa che funzionerà anche per altri progetti nel mondo. Però, deve essere accessibile. Ho visto moltissimi strumenti incredibili ed impressionanti che erano molto costosi, e nessuno scienziato poteva permetterseli… quindi, per noi, sono praticamente inutili. Dobbiamo pensare a strumenti piccoli, robusti, economici, e che forniscano dei buoni risultati.

Una volta che uno strumento ha passato tutti i test, lo rendiamo disponibile per l’utilizzo scientifico, cosicché i biologi e gli archeologi lo possano utilizzare a modo loro e con le loro condizioni.

 

Quali altri criteri considerate nella selezione dei progetti?

Vi sono milioni di potenziali progetti legati all’esplorazione dei mari, ma ve ne sono solo un paio che sono sia scientificamente rilevanti che attraenti per il pubblico. Ogni specie dell’oceano è interessante, e ogni sito storico subacqueo è importante da studiare. Tuttavia, non tutti sono attraenti per i media. Per essere, o diventare, un progetto della Octopus Foundation, occorre un equilibrio tra l’aspetto scientifico e quello mediatico.

Nel campo archeologico, per esempio, un progetto ha spesso la necessità di essere legato ad una figura storica famosa. Ad esempio, l’antico porto Oricum in Albania è un progetto interessante, perché questa piccola città è collegata alla conquista del potere assoluto di Giulio Cesare. Ha avuto un ruolo molto importante (anche se non conosciuto) nella famosa vita romana.

Il primo obiettivo della Octopus Foundation è di aiutare la scienza. Il secondo è però di informare il pubblico. Perché l’audience dovrebbe salvare una specie o un sito archeologico senza saperne la motivazione? Per noi, l’informazione è alla base di ogni genere di consapevolezza.

 

Quali sono le prossime sfide della Octopus Foundation?

Il nostro progetto di biologia marina del 2018 consiste nello studiare più nel dettaglio le foche monache del Mediterraneo. Paradossalmente, questo mare “caldo” ha ospitato molte popolazioni di foche fino al ventesimo secolo. Oggi ne stanno sopravvivendo circa 600, che si nascondono nelle loro tane sulle coste greche e turche. Purtroppo si tratta del mammifero marino più vicino all’estinzione al mondo. I biologi hanno informazioni molto limitate su di loro, perché passano la maggior parte del loro tempo in mare. Crediamo che utilizzando strumenti di ultima generazione (che includono sistemi di sorveglianza autonomi nelle tane e droni al di fuori) potremmo sapere di più sul comportamento di quest’animale e, con dati sufficienti, sarà possibile convincere i governi ad agire per proteggere le aree nelle quali vivono queste piccole popolazioni di foche monache.

Il progetto archeologico del 2018 è invece in Mozambico. Ad oggi, è la nostra destinazione più lontana. A luglio aiuteremo un archeologo locale a lanciare la prima scuola di archeologia marina nella costa del Mozambico. Il dott. Ricardo Duarte è un archeologo molto appassionato, che è riuscito, dopo decenni, ad espellere i cacciatori di tesori, che cercavano numerosi vascelli portoghesi che si trovavano lungo la costa africana. La Octopus Foundation ha deciso di aiutarlo, perché vuole insegnare agli studenti locali come studiare e proteggere sé stessi e l’eredità culturale del Mozambico.

 

 

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