3 “c” per essere motori di miglioramento

3 “c” per essere motori di miglioramento

Il 2 ottobre 2012 Fondazione Lang Italia organizzava al Centro Svizzero Italiano il primo convegno sulla filantropia strategica. Non si chiamava ancora Philanthropy Day, ma intervennero comunque ospiti d’eccezione e suscitò molto interesse.

In quell’occasione Tiziano Tazzi, Presidente di Fondazione Lang Italia enunciò tre pilastri fondanti di quella che sarebbe stata la mission della Fondazione, creare “Motori di Miglioramento”, organizzazioni che potessero migliorare il futuro delle nuove generazioni.

Definì i tre pilastri come le 3 “C”

  1. rimozione delle Cause
  2. Continuità dell’intervento
  3. Creatività della soluzione proposta

Ve ne parliamo perché ancora oggi, dopo 7 anni, le 3C conservano tutta la loro attualità.

Rimozione delle Cause

Ogni situazione di disagio produce conseguenze più o meno drammatiche. Si può intervenire per ridurre le conseguenze o per rimuovere le cause. Le opzioni sono ugualmente nobili, ma Fondazione Lang Italia ha scelto di concentrare la propria attenzione sulla seconda.

Chi si occupa di teoria dei sistemi sa benissimo che le cause non sono sempre chiare ed evidenti e che spesso quelle che appaiono cause sono in realtà conseguenze di cause ancora più profonde. Individuare le cause richiede quindi una capacità di analisi e di ascolto molto ampia e dettagliata sia dei fattori materiali (ad es. povertà, siccità, emarginazione) sia dei fattori immateriali (es. cultura, religioni, credenze, valori e regole). Anni fa S. Levitt e S. Dubner, con il successo editoriale Freakonomics, dimostrarono che la riduzione della criminalità a New York degli anni ‘90 dipese solo in minima parte dalla politica “Tolleranza Zero” del sindaco Rudolph Giuliani. Il fenomeno riguardava infatti tutti gli Stati Uniti. Quale causa era stata rimossa? Gli autori trovarono una correlazione causa-effetto con la legge sull’aborto entrata in vigore 20 anni prima, la cui operatività aveva ridotto la quantità di “figli non desiderati”, condizione molto presente tra la popolazione carceraria. A riprova della loro tesi portarono l’esempio simmetricamente opposto di un aumento della criminalità in Romania, dove 20 anni prima l’aborto era stato vietato. Il rapporto causa effetto non è un giudizio morale e questo fu uno degli elementi “scandalosi” che determinò il successo del libro, che però ebbe il merito di far pensare che le cause possano essere molto lontane dalle apparenze.

Per garantire profondità di analisi, Fondazione Lang Italia promuove e diffonde la Theory of Change, la metodologia che più di ogni altra costringe ad un esame della situazione in tutte le sue componenti dalle più evidenti a quelle più soft di natura culturale.

Continuità dell’intervento

Un’azione efficace deve poter continuare nel tempo. La cultura è infatti come un elastico, tende sempre a riproporre i vecchi schemi. Se negli USA e in Romania vi fossero state strutture per l’accoglienza e l’educazione dei “figli non desiderati” forse la loro percentuale tra la popolazione carceraria sarebbe stata inferiore rendendo meno rilevante una legge sull’aborto.

La Continuità dell’intervento è collegata a tre fattori:

  • Messa a punto del modello
  • Sostegno organizzativo
  • Fattori culturali interni

Messa a punto del modello

La durata più o meno lunga delle azioni consente di migliorarne il grado di efficienza. I costi di impianto, di ricerca e attivazione vengono ammortizzati in un arco temporale più lungo. Anche l’efficacia migliora, in quanto la curva di apprendimento in un periodo più lungo, consente di orientare meglio l’azione verso risultati pienamente apprezzati dal beneficiario.

Sostegno organizzativo

L’organizzazione influisce sulla capacità di gestione dell’azione, ma anche sulla capacità di sostenerla finanziariamente. Per gestire nel tempo un’azione efficace occorrono risorse economiche, e queste possono provenire da donazioni o da attività di tipo commerciale. In entrambi i casi l’organizzazione deve prevedere funzioni, ruoli, strumenti, competenze e conoscenze adeguate.

Fattori culturali interni

Quando si parla di cultura le opinioni e le reazioni sono sempre diverse. Qualcuno pensa che con la cultura “non si mangia”, altri sono portati a “mettere le mani sulla pistola” (famosa la citazione di Goebbels, padre della propaganda nazista), altri ancora la considerano un “fattore critico di successo” (cultura competitiva, vincente, innovativa).  In realtà la cultura, dal latino colere, ha un doppio significato: onorare (da cui culto) e coltivare (da cui colto). Sono fattori culturali i Valori che ispirano l’organizzazione, ma anche le Regole che la stessa osserva per onorarli, le practice o, quando eccellenti, best practice.

I fattori culturali nutrono nel tempo l’organizzazione attraverso l’esempio (best practice), ma anche attraverso il “credo”. Le organizzazioni che non “credono” in quello che fanno chiudono in fretta.

La cultura contiene anche altri due aspetti da presidiare e nutrire: la creatività e l’identità. Della creatività parleremo tra poco a proposito della terza C, dell’identità invece ci limiteremo a dire che attiene alla consapevolezza e alla coscienza di sé. Un’organizzazione che “non sa quello che fa” o che “non ha chiare le ragioni della sua esistenza” difficilmente avrà lunga vita.

Creatività della soluzione proposta

In natura la creatività garantisce “continuità” per definizione. Senza nuove “creature” infatti, le “famiglie” e le razze si estinguono. “Creare” aiuta anche a trovare la “soluzione migliore”, la più “adatta” alla situazione. Darwin ci ha insegnato che non sopravvive la specie più forte, ma quella che sa adattarsi meglio all’ambiente.  La capacità di elaborare e sperimentare idee e soluzioni innovative diventa quindi centrale per una strategia di sopravvivenza e crescita dell’organizzazione o dell’iniziativa filantropica.

I fattori che favoriscono la creatività sono in parte naturali e in parte culturali. In natura i giovani sono certamente più “creativi” dei meno giovani, ma fattori come la meritocrazia, la proattività, la capacità di mettersi in gioco, la disponibilità all’ascolto, sono culturali. Vivere una sfida appassionante favorisce la creatività più che vivere in un ambiente sicuro e monotono e si sa che la “passione” è creativa anche in natura….

La creatività possiede un potere di attrazione e fascinazione verso i filantropi e più in generale verso tutti gli enti erogatori. In un regime di risorse limitate la concorrenza opera anche nel non profit. Per vincere un bando, per ottenere finanziamenti, l’emozione gioca un ruolo importante e la creatività è uno dei suoi ingredienti fondamentali.

Vi invitiamo a considerare le 3C una guida per rendere consistenti, rilevanti e interessanti i vostri progetti e le vostre organizzazioni filantropiche. Vi aspettiamo dopo 7 anni al Philanthropy Day per parlarne ancora.

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