Le 7 pillole sulla Theory of Change

Le 7 pillole sulla Theory of Change

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato 7 pillole sulla Teoria del Cambiamento. Se te le fossi perse, eccole tutte insieme.

Pillola 1 – Qual è il primo step per sviluppare una buona Teoria del Cambiamento?

Prima di tutto, partite con delle domande.

Ecco le 6 domande fondamentali a cui rispondere prima di partire:

  1. CHI vorresti sostenere o influenzare (target)?
  2. QUALI benefici stai cercando di generare (risultati)?
  3. QUANDO intendi generarli (tempo)?
  4. COME hai previsto di realizzarli (attività, strategie, risorse…)?
  5. DOVE e con quali circostanze ti troverai a lavorare (contesto)?
  6. PERCHÈ credi che la tua teoria sarà confermata (supposizioni)?

Pillola 2 – Gli errori da evitare: confondere la responsabilità con la speranza

Una Teoria del Cambiamento deve chiarire quali risultati la tua organizzazione vuole raggiungere, cioè quali effetti deve produrre per considerarsi di successo. Definire i risultati dell’organizzazione in quest’ottica ti consente di concentrarti concretamente sull’impatto che ti stai impegnando a generare, evitando di dare attenzione a ciò che speri che accada.
Perché se sognare in grande e darsi obiettivi molto alti – come eliminare la fame nel mondo – può ispirare e motivare i tuoi stakeholder, si tratta di obiettivi più adatti alla tua mission statement che alla tua theory of change.

Pillola 3 – Gli errori da evitare: guardarsi allo specchio anziché guardare all’obiettivo

Una buona Teoria del Cambiamento non riflette semplicemente ciò che un’organizzazione già sta facendo; piuttosto, dovrebbe articolare ciò di cui l’organizzazione si ritiene responsabile e lavora a ritroso per identificare le necessarie attività, strategie, risorse, capacità, cultura e così via.
Se il tuo lavoro sulla Theory of Change non ti ha ancora portato a proporre cambiamenti a questi elementi, probabilmente dovresti considerare la necessità di guardare meglio.

Pillola 4 – Gli errori da evitare: non prendere in considerazione il contesto esterno

Le migliori teorie del cambiamento integrano esplicitamente le azioni previste degli enti di controllo, il lavoro di organizzazioni simili, i cambiamenti attesi nello scenario economico, e altri fattori.
Ad esempio, se sei impegnato nel risolvere i problemi abitativi di una comunità, sapere che è in corso la costituzione di un nuovo comitato per coordinare le iniziative dei cittadini potrebbe facilitarti nel pensare diversamente alle attività che ti proponi di sviluppare e ai risultati che desideri portare.
Analizzare e comprendere il contesto esterno, insomma, potrà aiutarti a creare una theory of change più realistica.

Pillola 5 – Gli errori da evitare: non confermare la plausibilità della tua teoria

Se il dialogo interno è punto di partenza comune per sviluppare una teoria del cambiamento, il processo non dovrebbe concludersi senza un impegno organizzato per verificare se la tua “teoria” è verosimile. Si consideri l’esempio di FIRST, una nonprofit che ispira i giovani a diventare leader nella scienza e nella tecnologia attraverso programmi pratici e con il supporto di mentor. Il recente sforzo dell’organizzazione per migliorare la sua theory of change ha incluso un accurato lavoro di revisione della letteratura attraverso studi di valutazione e meta-analisi per individuare che cosa porta i giovani a eccellere in scienza e tecnologia; discussioni con valutatori e accademici per determinare se le attività di FIRST fossero sufficienti a generare i risultati  prefissati; analisi di dati qualitativi dai mentor, coach e dagli alumni per capire ciò che i membri dell’organizzazione considerassero di maggior valore. Nonostante questo lavoro richiese del tempo, aiutò FIRST a perfezionare il suo modello di programma e a pianificare le pratiche per implementare i cambiamenti.

Pillola 6 – Gli errori da evitare: creare una teoria che non è misurabile

Per essere in grado di verificare, affinare e migliorare nel tempo la tua teoria del cambiamento, devi prima di tutto essere in grado di monitorarne e misurarne gli elementi chiave e la tenuta dei nessi logici.

Una modalità comune per rendere operativa e funzionante una theory of change è entrare nel dettaglio – articolare gli indicatori, sia qualitativi che quantitativi, di input, output e outcome che in base alla theory of change dovresti monitorare. Per fare questo, è utile sviluppare un logframe, uno strumento che graficamente “tiene insieme” la ToC sviluppata, le risorse allocate per raggiungere gli obiettivi prefissati, le ipotesi (“assumptions”)e gli indicatori identificati per i diversi elementi, inserendo non solo la fonte delle informazioni (“source”) e i risultati attesi (“target”), ma anche la situazione di partenza (“baseline”).

Se invece non riesci a raccogliere questi indicatori con la giusta frequenza per capire cosa sta funzionando o non sei in grado di catturare le informazioni necessarie, può darsi che i tuoi indicatori siano da rimodulare secondo la regola “S.M.A.R.T”, oppure che la tua teoria del cambiamento non sia stata sviluppata ad un sufficiente livello di dettaglio: ad esempio, potresti aver bisogno di definire outcome intermedi, predittivi rispetto agli obiettivi di lungo periodo.

Pillola 7 – Gli errori da evitare: credere di aver pensato a tutto

Per ottenere il massimo dalla tua Theory of Change, è necessario individuare e prendersi la responsabilità delle incertezze che inevitabilmente fanno parte del tuo piano.

Ogni learning organization specifica chiaramente le proprie supposizioni, verifica con regolarità se questi presupposti rimangono validi e valuta quali nuove supposizioni può essere utile considerare e testare per migliorare ulteriormente il proprio impatto.

Un sistema facile ma efficace per raggiungere questo obiettivo è creare una “learning agenda”, ovvero una semplice lista di presupposti e ipotesi che la tua organizzazione può testare e verificare con una certa frequenza: in questo modo avrai la certezza che la Teoria del Cambiamento della tua organizzazione sia costantemente rivisitata e, all’occorrenza, migliorata.

I sette errori oggetto di questa serie sono senz’altro i più comuni, ma certamente non gli unici. Scopri come acquisire più competenze sulla ToC con il nostro Corso Executive Theory of Change e Valutazione dell’Impatto. Clicca qui per saperne di più.

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